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Lettera alla Regione: il piano regionale attività estrattive rischia di essere vanificato

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Alla Regione Toscana:
Presidente – Claudio Martini
Ass. Ambiente e Tutela Territorio – Marino Artusa
Ass. Territorio e Infrastrutture – Riccardo Conti
Pres. VI Comm. Territorio e Ambiente – Erasmo D’Angelis
Pres. III Comm. Attività Produttive – Vittorio Bugli
Pres. Consiglio Regionale – Riccardo Nencini
Gruppi consiliari: AN, DS, FI, Margherita, Misto, PdCI, RC, SDI, Verdi

 

Il PRAER rischia di essere vanificato

Il Piano Regionale Attività Estrattive approvato dalle commissioni regionali Attività estrattive e Territorio e ambiente del Consiglio regionale ha dunque fissato al 25% il quantitativo minimo della produzione complessiva di progetto, con esclusione del materiale destinato alla risistemazione ambientale, da destinarsi esclusivamente alla trasformazione in blocchi, lastre ed affini.

Legambiente, la Provincia di Massa Carrara e il mondo sindacale chiedevano il 30%, ma non è questo il punto principale. Il vero nocciolo del problema è introdurre meccanismi che impediscano l’aggiramento della norma da parte delle cave.

 

Aggirare il Piano? Un gioco da ragazzi

È infatti già possibile prevedere come la norma regionale del 25% in blocchi (della produzione complessiva di progetto) possa essere facilmente aggirata. Per esempio, per un certo numero di anni una cava potrà estrarre il 100% in detriti, sostenendo che si tratta di lavori preparatori e che i blocchi saranno estratti negli anni successivi; poi, se dopo anni di devastazione la concessione le sarà revocata, poco male: subentrerà un altro concessionario (magari un prestanome dello stesso) e il gioco potrà continuare ancora per anni.

Altro esempio? Basta prevedere per la risistemazione ambientale una percentuale elevata della produzione complessiva, ed ecco che il 25% della produzione restante può diventare il 15-10% o meno della produzione totale.

Si dirà che, in ogni caso, c’è il Comune ad esercitare il controllo, ma è proprio questo che ci preoccupa! Anche oggi, infatti, il Regolamento degli agri marmiferi del comune di Carrara precisa che l’esercizio delle cave di marmo è consentito esclusivamente per l’estrazione di marmo in blocchi ma, a dispetto di ciò, grazie alla compiacenza del comune, si consente[1] che:

  • solo il 17,1% dell’escavato totale sia costituito da marmo in blocchi (l’82,9% sono scaglie e terre);
  • il 10% delle cave estragga esclusivamente detriti;
  • il 36,5% delle cave estragga meno del 10% in blocchi (cioè il 90-100% sono detriti);
  • in un altro 20% delle cave i blocchi siano solo il 10-20% dell’escavato;
  • il 73% delle cave (per una produzione di 4.845.450 t/anno, pari al 94,2% della produzione totale) produca meno del 30% in blocchi: una dimostrazione dell’insostenibilità dell’intero comparto e dell’elusione del Regolamento, grazie alla compiacenza del Comune!

 

Occorrono misure antiaggiramento

Affinché il PRAER non si presti fin dalle premesse ad essere svuotato d’efficacia sono perciò necessarie misure ineludibili quali, ad esempio, che il 25% in blocchi sia calcolato sul quantitativo totale estratto (non decurtato dei materiali necessari alla risistemazione ambientale) e che debba essere rispettato ogni anno, pena la revoca della concessione. Eventuali deroghe motivate possono essere prese in considerazione solo se subordinate ad una procedura di consultazione pubblicae all’approvazione del Consiglio Comunale.

Chiediamo pertanto a tutti i gruppi consiliari di adoperarsi attivamente affinché, in sede di approvazione in Consiglio Regionale, siano apportati questi correttivi e siano previsti controlli ispettivi sovracomunali, al fine di non vanificare in partenza l’efficacia del Piano.

Carrara, 5 febbraio 2007
Legambiente Carrara

 


Note:
[1] Dati relativi al 2005, forniti dal comune di Carrara. Il comune sostiene che tali dati non sono rappresentativi perché comprendono cave che stanno facendo lavori di bonifica. Tuttavia, in aperta violazione del D. Lgs. 195/2005 sul diritto di accesso ai dati ambientali e nonostante il pronunciamento inequivocabile del difensore civico, rifiuta da ben 282 giorni di consegnarci i dati relativi agli altri anni, proprio per impedirci di verificare quali cave estraggono da anni solo detriti.



 

Per saperne di più:

Sulle cave che da anni producono quantità elevatissime di detriti e pochi o niente blocchi:

Controversia sulla disposizione del giudice Bartolini di sospendere l’asportazione dei ravaneti per ridurre i camion e il PM10 (29/8/2010)

Cave, terre, detriti: ma è poi così difficile far rispettare le regole? (28/2/2009)

I dati 2006 sulle cave confermano quelli 2005: blocchi 17%, detriti 83%. (27/2/2007)

Ecco i primi dati (2005) sulle cave fuorilegge: 17% blocchi, 83% detriti. (3/1/2007)


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