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Cava La Piana A: un piazzale, tante violazioni, nessuna sanzione

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Al Dirigente del settore marmo Marco Tonelli
 
p.c. alla stampa

Oggetto: Piazzale deposito blocchi cava 175-La Piana A. Richiesta d’intervento.

 

Premesso che
  • il 26 luglio 2005 il Settore marmo del Comune ha autorizzato, sino al 31 dic. 2008, il progetto della ditta IN.GR.A per un piazzale da adibire a deposito temporaneo di blocchi della cava 175-La Piana A;
  • il progetto, finalizzato a ridurre il dislivello con la strada comunale di Colonnata, onde favorire l’accesso, prevede una bastionatura perimetrale in blocchi, il riempimento con scarti di cava dell’area così delimitata e la copertura finale con uno strato drenante ed uno di stabilizzato;
  • l’autorizzazione prescrive la realizzazione di drenaggi, di canalette perimetrali e di una pendenza del piazzale sia verso la strada sia verso le canalette di monte e di valle, in modo da convogliare le acque meteoriche nelle canalette e, da queste, negli impluvi esistenti;
  • prescrive espressamente, inoltre, di evitare sempre (anche nelle fasi di cantiere) fenomeni di erosione e di ristagno; a tal fine obbliga alla realizzazione delle canalette fin dalla fase iniziale dei lavori;
  • l’autorizzazione è stata prorogata quest’anno per altri 5 anni (fino al 2013), nell’ambito di una variante alla cava.

 

Considerato:
  • che, in difformità dall’autorizzazione, il piazzale non presenta le pendenze prescritte; presenta, al contrario, pendenze opposte che danno luogo a ristagni idrici (Foto 1 e 2);
Foto 1. Il piazzale è depresso al centro; ciò favorisce la formazione di ristagni d’acqua.
Foto 2. Terre bagnate, con l’impronta dei mezzi meccanici.

 

  • che, in difformità dall’autorizzazione sono state scaricate terre anche al di fuori della bastionatura perimetrale in blocchi (Foto 3);
Foto 3. Riempimento in terre oltre il bastione perimetrale.

 

  • che, in difformità dall’autorizzazione non sono state realizzate le canalette di scolo di progetto; l’esercizio di souvenir adiacente al piazzale è soggetto ad apporto di terre dal piazzale (Foto 4) e ad allagamenti da parte delle acque di dilavamento del piazzale e della strada, tanto da essere costretto a misure di protezione tipiche delle emergenze alluvionali (Foto 5 e 6);
Foto 4. Terre presso il negozio di souvenir (vedi foto 5), apportate dalle acque del piazzale.
Foto 5. Fila di sacchi a protezione dalle acque provenienti dalla strada.
Foto 6. Negozio di souvenir: barriera artigianale in terra, a protezione da allagamenti.

 

  • che, in ogni caso, anche se il sistema di canalette prescritto fosse stato realizzato ed il piazzale avesse la pendenza appropriata, le acque non potrebbero scorrere verso la canaletta di monte, essendo tale lato ostruito da molti mesi da un cumulo di terre (Foto 7) al quale, oggi, sono stati anteposti blocchi (Foto 8);
Foto 7. Lato monte del piazzale, ostruito da un cumulo di terre.
Foto 8. Blocchi posti davanti al cumulo di terre della foto 7; in primo piano fanghi. I blocchi, il cumulo di terre e la stessa pendenza del piazzale impediscono alle acque di defluire verso la canaletta di monte di progetto (ma inesistente).

 

  • che, se in occasione delle piogge il piazzale diventa una distesa di fango, nei periodi asciutti diventa una distesa di polveri fini (Foto 9), facilmente risospese dal vento, con danno agli adiacenti negozi di souvenir e all’immagine turistica;
Foto 9. Nei periodi asciutti il piazzale è coperto da uno spesso e soffice strato di polvere, facilmente sollevata dal vento.

 

  • che, a tutt’oggi, dopo oltre 4 anni, le opere prescritte non sono ancora state realizzate.
    Ciononostante, il piazzale è già utilizzato come deposito temporaneo di blocchi (Foto 1), il che fa supporre che il titolare consideri il piazzale già idoneo ai suoi scopi e non intenda completare le opere, prolungando così per altri 5 anni lo scolo di fanghi e il sollevamento di polveri sulla strada, oltreché il rischio idrogeologico conseguente all’imbibizione del substrato;
  • che è da ritenersi già eccessiva la durata dell’autorizzazione iniziale (3 anni e mezzo), visto che per riempire un piccolo piazzale (circa 30 x 50 m) sarebbero stati più che sufficienti tre mesi, contenendo così i disagi e i rischi;
  • che appare deprecabile l’assenza di controlli che per 4 anni ha permesso di procrastinare l’esecuzione delle opere, sebbene prescritte come prima fase dei lavori;
  • che ancor più deprecabile appare la proroga dell’autorizzazione senza aver controllato l’adempimento delle prescrizioni della precedente autorizzazione;
  • che comunque, anche se tutti i lavori fossero stati realizzati a regola d’arte, la prescrizione della copertura finale con strato di stabilizzato è decisamente inadeguata, visto che il transito dei pesanti mezzi meccanici lo riduce rapidamente in polvere (che diviene fango con le piogge);
  • che l’imposizione di specifiche prescrizioni, se non seguita da controlli (e, se del caso, da sanzioni), non è soltanto inutile, ma anche controproducente poiché induce a ritenere che possa essere impunemente violato l’intero complesso di prescrizioni relativo a tutta l’attività estrattiva;
  • che, sebbene l’intervento riguardi un piccolo piazzale (configurandosi perciò come un problema marginale del comparto estrattivo), il fatto che il Comune non abbia saputo gestire efficacemente un piccolo problema solleva dubbi sulla sua efficienza nel gestire i ben più grossi problemi generati dalle attuali modalità di conduzione delle cave.

 

Si chiede pertanto:
  • di applicare alla ditta le sanzioni per il mancato rispetto delle prescrizioni dell’autorizzazione;
  • di intimare alla ditta:
    • la rimozione dei blocchi depositati sul piazzale;
    • l’immediata realizzazione del sistema di regimazione delle acque e delle pendenze del piazzale;
    • l’asfaltatura del piazzale (vista l’inadeguatezza dello strato di stabilizzato);
  • di concedere, per la sistemazione definitiva del piazzale, i soli tempi tecnici strettamente necessari, pena la sospensione dell’attività estrattiva nella cava fino a completamento dei lavori prescritti (sospensione da applicare effettivamente, in caso di inadempienza!);
  • di ordinare una scrupolosa manutenzione delle opere, mantenendole costantemente in perfetta efficienza;
  • di verificare tempestivamente il rispetto di ogni nuova prescrizione;
  • di essere cortesemente informati (legambiente.carrara@infinito.it) delle misure che saranno adottate e dei loro risultati.

Carrara, 5 novembre 2009
Legambiente Carrara

 



Per saperne di più:

Sullo smaltimento abusivo delle terre:

Smaltimento terre di cava: per smuovere il Comune ci vuole il TG (29/11/2011)

Le polveri evitabili – 3. (quelle del sindaco) (VIDEO, 16/9/2010) durata: 18’ 05”

I bisonti del marmo: polveri a volontà (VIDEO, 15/4/2010) durata: 7’ 13”

Fanghi di cava gratis su Miseglia (VIDEO 28/12/2010) durata: 10′ 26″

Miseglia invasa dai fanghi di cava: fino a quando? (28/12/2010)

Nubifragio: sorgenti torbide per lo smaltimento abusivo delle terre (11/7/2009)

Ponti di Vara: altri due smaltimenti abusivi di terre di cava (7/6/2009)

Via d’arroccamento Calacata: ancora uno smaltimento abusivo di terre (1/4/2009)

Pulcinacchia: è bastata una pioggia per spazzare via le terre abusive e le rassicurazioni del sindaco (6/3/2009)

Cave, terre, detriti: ma è poi così difficile far rispettare le regole? (28/2/2009)

Via d’arroccamento Pulcinacchia: documentato lo smaltimento abusivo di terre (17/2/2009)


Sulla tolleranza del Comune verso lo smaltimento abusivo delle terre:

Il sindaco rassicura: lo smaltimento delle terre è monitorato. Infatti lo è, ma aumenta continuamente! (24/8/2009)

Pulcinacchia: smaltimento abusivo di terre. Il sindaco si precipita a scagionare i responsabili (20/2/2009)

Smaltimento abusivo di terre nelle cave. Il segretario generale Tonelli istiga al reato (16/2/2009)

Cave e terre: quando l’illegalità diventa diritto acquisito (col beneplacito del sindaco) (13/2/2009)

 


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