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Esplosivo dossier sulle cave apuane: le osservazioni di Legambiente

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 Scarica il DOSSIER CAVE APUANE (114 pag., 94 MB)

 
Riaperture, ampliamenti e fusioni di cave dismesse, sbancamenti di nuovi versanti, nuove strade di arroccamento, nuovi ravaneti, valutazioni d’impatto ambientale alquanto sommarie, l’86,4% di detriti per estrarre il 13,6% di blocchi, acquiferi messi in pericolo da dilavamenti di terre e marmettola; circhi glaciali, cavità carsiche, versanti sopra i1.200 metri e siti d’interesse comunitario per la biodiversità, intaccati da nuove escavazioni, etc.

Sembra un bollettino di guerra all’ambiente, ma basta consultare sul sito del Parco Regionale delle Alpi Apuane gli atti di autorizzazione in corso per 13 cave di marmo, per rendersi conto che tutto questo sta succedendo, e non è un’eccezione ma la norma, all’interno di un importante Parco Regionale, riconosciuto anche come Geo-Parco delle rete Europea dei Geo-Parchi, nonché l’area più importante per la biodiversità della Toscana, per la quale l’Unione europea esige una tutela particolare.

Basta ficcare il naso nelle voluminose relazioni tecniche dei piani d’escavazione per scandalizzarsi di come questi possano essere approvati: affermazioni contrastanti, rischi intenzionalmente sottaciuti, bilanci d’impatto ambientale da prestigiatori (si mettono sotto il cappello i rischi elevati, si uniscono altri rischi di minor impatto, si fa la media e ne escono rischi bassi), misure di protezione ambientale assurde (per evitare la penetrazione della marmettola nelle fratture del marmo, le si riempiono di marmettola!), valutazioni d’impatto paesaggistico che suonano come beffa (cave e ravaneti, caratterizzando il paesaggio, sarebbero diventati un “genius loci” da mantenere), e così via. Una vera collezione di affermazioni che suonano come offesa all’intelligenza e alla competenza dei funzionari preposti all’esame delle pratiche.

In seguito a questa situazione, Legambiente ha deciso di scrivere al Presidente del Parco, al Presidente e agli Assessori competenti della Regione Toscana ed al Coordinamento di EGN European Geoparks Network in Francia, per denunciare il pericolo al quale sono esposte le Alpi Apuane, attraverso un dossier articolato e documentato che prende in esame i documenti di autorizzazione in corso per 13 cave di marmo nel territorio del Parco, distribuite in tutte le aree: Lunigiana e versante apuano della Provincia di Massa-Carrara, Garfagnana e Alta Versilia in Provincia di Lucca.

Legambiente chiede di sospendere tutti i procedimenti autorizzativi delle cave in questione e di rivedere radicalmente pianificazione e atti amministrativi del Parco. Non è ammissibile che un Parco Regionale, per di più in Toscana, interpreti a favore dell’escavazione speculativa le Direttive europee per la biodiversità e i principi che stanno alla base della sua inclusione nella Rete Europea e Globale dei Geoparchi. Se le richieste appena formulate non fossero pienamente attese, a Legambiente non rimarrebbe che segnalare alla UE la violazione delle Direttive di Natura 2000 e proporre l’esclusione delle Alpi Apuane dalla Lista dei Geoparchi europei.
 

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