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Nuova legge regionale sulle cave: il comune può e deve rimediare ai suoi limiti

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Una vista delle cave del bacino di Torano

Il merito principale: i beni estimati sono proprietà comunale, non privata

Il 10 marzo la Toscana ha approvato la legge regionale n. 356 Norme in materia di cave. In attesa di leggerne il testo integrale è possibile esprimere le prime considerazioni.

Il merito principale, per il quale sarà ricordata, è il riconoscimento dell’appartenenza al patrimonio indisponibile comunale dei beni estimati, ponendo fine alle secolari pretese di ‘proprietà’ di chi ne deteneva solo il ‘possesso’.

Costoro, anziché chiedere scusa e ringraziare per aver sfruttato gratis per tanti anni le cave dei carraresi, oggi gridano all’esproprio e preannunciano ricorsi. Facciano pure. Già il comune, col regolamento sugli agri marmiferi, avrebbe dovuto da tempo sancire autonomamente la proprietà comunale, sulla base della legge mineraria del 1927, della sentenza della Corte Costituzionale n. 488/95 e dei pareri legali degli avv. Piccioli e Barile (1999), Batistoni-Ferrara (2002) e Conte (2014). Ha preferito invece attendere il supporto della L.R.; oggi, comunque, anche questo riconoscimento di legge è arrivato, perciò i ricorsi non potranno che portare a ribadire definitivamente la proprietà comunale.

 

Il principale demerito: la gara pubblica rinviata di un quarto di secolo

L’altro merito principale, l’introduzione della gara pubblica per il rilascio delle concessioni, si è trasformato in demerito. La Toscana, infatti, pur obbligata ad introdurre la gara per rispettare la normativa europea, di fatto l’ha elusa rinviandola di 7 anni e, soprattutto, prevedendo proroghe fino a 25 anni all’autorizzazione delle cave attuali.

Non ci sfugge che la proroga è condizionata all’impegno a lavorare in loco il 50% del marmo, favorendo pertanto l’occupazione anziché l’esportazione dei blocchi e la loro lavorazione all’estero. Tuttavia tale proroga resta ingiustificabile: nelle nostre osservazioni avevamo chiesto di bandire la gara pubblica entro due anni, ponendo l’obbligo di lavorare in loco almeno il 50% dei blocchi e assegnando la concessione a chi offriva una percentuale maggiore (più occupazione), un canone di concessione annuo più elevato (più entrate comunali) e minor impatto ambientale.

La regione avrebbe dunque potuto ottenere molto di più e a breve termine. Ha invece preferito aggirare le norme europee e fare un immenso regalo agli attuali titolari di cava, favorendo la rendita di posizione (anziché la concorrenza) e sottraendo in tal modo ai comuni (già allo stremo) e ai cittadini ingenti risorse economiche per ben 25 anni.

 

Il comune messo alla prova: tutelerà finalmente i carraresi o ancora le cave?

Per fortuna non tutto è perduto: come avevamo richiesto, l’art. 39 riconosce la potestà regolamentare dei comuni di Carrara e di Massa: per questi, infatti, il regolamento regionale cessa di avere efficacia dall’entrata in vigore dei regolamenti comunali sugli agri marmiferi. Perciò il comune ha la piena facoltà di rimediare alla scelta della regione di favorire la lobby del marmo.

Purtroppo il sistematico smantellamento del regolamento del 1995 attuato dalle giunte Segnanini, Conti e Zubbani, i vent’anni trascorsi col mancato rilascio delle concessioni e la fallimentare lunga stagione degli accordi con gli industriali non fanno presagire nulla di buono.

Un altro pessimo segnale viene dalla bozza del regolamento comunale che, nella gara pubblica, prevede di assegnare la concessione alla migliore offerta per il canone d’ingresso (da pagare solo il primo anno), anziché a quella per il canone periodico (da pagare tutti gli anni): un’idea che potrebbe venire in mente solo ad un titolare di cava, non certo a chi intende tutelare l’interesse dei cittadini! La bozza di regolamento va pertanto radicalmente rivista.

In ogni caso adesso il sindaco e la giunta hanno l’opportunità di dimostrare nei fatti quanto hanno ripetutamente proclamato a parole: le cave sono dei carraresi, che devono pertanto essere i beneficiari della loro lavorazione. Stavolta i carraresi non perdonerebbero più amministratori che continuassero a gestire i beni pubblici nell’interesse di pochi privati.

Carrara, 12 marzo 2015
Legambiente Carrara
 



Per saperne di più:

Su Regolamento degli agri marmiferi e nuova legge regionale cave:

Regolamento agri marmiferi: la burla della gara pubblica  (28/2/2015)

 Le nostre osservazioni alla proposta di legge regionale sulle cave (testo integrale, 17/7/2014, 236 KB)

Subito l’osservatorio dei prezzi del marmo! Ogni ritardo sono milioni persi  (6/6/2014)

I beni estimati sono pubblici: inizia il coro dei piagnistei?  (13/5/1014)

Il PD vuole davvero l’Osservatorio dei prezzi del marmo?  (3/3/2014)

Istituire subito l’Osservatorio dei prezzi del marmo  (14/2/2014)

Beni estimati e regolamento: l’amministrazione non giochi a nascondino  (14/11/2013)

Il nero alle cave è un furto ai cittadini. Perché il Comune lo tollera?  (26/9/2013)

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Cave: preavviso agli amministratori. Chi non vuole la gara impoverisce i carraresi; ne risponda in proprio!  (2/4/2013)

Nuovo Regolamento degli agri marmiferi: la proposta Legambiente (G. Sansoni) (15/2/2013)

Agri marmiferi. Dal regolamento del 1994 ad oggi: problematiche e prospettive (I. Fusani) (15/2/2013)

Attività estrattive nel distretto del marmo: opportunità e criticità (F. Ferruzza)  (15/2/2013

Agri marmiferi, proposta di nuovo regolamento: introduzione (M. Antonioli) (15/2/2013)

La deliberazione su cave, beni estimati, regolamento agri marmiferi proposta da Legambiente al consiglio comunale (9/2/2013)

Su piano paesaggistico e cave nel Parco Apuane:

La lobby del marmo esce allo scoperto: è il PD. Vergogna!  (21/2/2015)

Le associazioni ambientaliste contro il maxi-emendamento PD al piano paesaggistico della Toscana  (20/2/2015)

Esplosivo dossier sulle cave apuane: le osservazioni di Legambiente  (18/11/2014)

Revisione della legge regionale sulle cave: le proposte di Legambiente  (14/10/2014)

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