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Cave del Sagro-Borla: il sindaco riporta i camion a Carrara centro

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Il protocollo d’intesa tra Parco, Provincia, comuni di Carrara e Fivizzano

Il sindaco, all’insaputa dei carraresi, sta per firmare l’accordo per far transitare nuovamente dal centro urbano i camion delle cave fivizzanesi.

L’8 giugno, infatti, il Parco Regionale delle Alpi Apuane, con l’unico voto contrario di Riccarda Bezzi, ha ratificato la firma già apposta dal presidente al protocollo d’intesa con la Provincia e i comuni di Fivizzano e Carrara per la viabilità di accesso ai bacini estrattivi del monte Sagro (cave Crespina) e del monte Borla (cave Castelbaito-Fratteta), finalizzata alla ripresa dell’escavazione.

Secondo l’intesa, la provincia proseguirà la progettazione degli interventi per sistemare i dissesti sulle strade di Fosdinovo e Fivizzano per la cui esecuzione, tuttavia, anche per la mancanza di fondi, si prevedono tempi molto lunghi. Per superare tale ostacolo, il Parco ha preso l’iniziativa per la realizzazione di una via d’arroccamento alternativa, la cui progettazione definitiva ed esecutiva sarà a carico del comune di Fivizzano. In attesa della sua realizzazione (che resta del tutto indeterminata), Carrara si impegnerebbe a consentire il transito nel­l’area urbana di un certo numero di passaggi di camion, da e per i siti estrattivi del Sagro-Borla, per permettere l’immediata ripresa dell’escavazione.

In poche parole, le amministrazioni pubbliche –con l’alibi dell’occupazione– si impegnano a sostenere gli interessi privati delle imprese d’escavazione (Walton Carrara Successori srl e Aleph Escavazioni srl), sottraendo ai cittadini le già scarse risorse economiche disponibili e sventrando un altro versante per realizzare la nuova via d’arroccamento, al nobile fine di consentire la prosecuzione dello scempio ambientale di cui le cave del Sagro-Borla (situate nel Parco, in aree SIC e ZPS!) hanno già dato ampia dimostrazione.

Merita infatti ricordare che le cave in questione, oltre ad aver già violato per anni l’obbligo di portare a valle i detriti (abbandonandoli in loco a formare ingenti ravaneti: Fig. 1), hanno lavorato senza il minimo rispetto ambientale: basta guardare le condizioni vergognose del deposito di oli esausti (Fig. 2), le chiazze d’olio perse dai mezzi meccanici (Fig. 3) e le vaste distese di marmettola esposte al dilavamento meteorico (Fig. 4), con grave rischio d’inquinamento dell’acquifero.

 

â Fig. 1. A e B: cava Castelbaito: detriti accumulati ovunque attorno alla cava (A) e scarpata del ravaneto (B). C: cave Crespina: enormi quantitativi di detriti sono stati accumulati a formare l’imponente ravaneto.

á Fig. 1. A e B: cava Castelbaito: detriti accumulati ovunque attorno alla cava (A) e scarpata del ravaneto (B). C: cave Crespina: enormi quantitativi di detriti sono stati accumulati a formare l’imponente ravaneto.

 

â Fig. 2. Cave Crespina: le condizioni vergognose del deposito di oli esausti e grassi lubrificanti. A: container con un’anta mancante e l’altra sfondata alla base. B: oli esausti fuoriusciti dai fusti hanno intriso il fondo del container e il terreno adiacente (frecce). C: l’interno del box, con bidoni e fusti accatastati alla rinfusa.

á Fig. 2. Cave Crespina: le condizioni vergognose del deposito di oli esausti e grassi lubrificanti. A: container con un’anta mancante e l’altra sfondata alla base. B: oli esausti fuoriusciti dai fusti hanno intriso il fondo del container e il terreno adiacente (frecce). C: l’interno del box, con bidoni e fusti accatastati alla rinfusa.

 

Fig. 3. Cave Crespina. A e B: terreno intriso da una vasta chiazza d’olio presso l’escavatore.

 

â Fig. 4. A e B: Cava Castelbaito: superfici coperte da fanghi di marmettola e terre, solcati dagli pneumatici dei mezzi meccanici. C: cave Crespina: marmettola, terre e fanghi ovunque. D: la sommità del ravaneto Crespina, spianata a piazzale, completamente ricoperta da marmettola esposta al dilavamento meteorico.

á Fig. 4. A e B: Cava Castelbaito: superfici coperte da fanghi di marmettola e terre, solcati dagli pneumatici dei mezzi meccanici. C: cave Crespina: marmettola, terre e fanghi ovunque. D: la sommità del ravaneto Crespina, spianata a piazzale, completamente ricoperta da marmettola esposta al dilavamento meteorico.

 

La nuova via d’arroccamento: passerà da Carrara

Il protocollo d’intesa non fa alcun cenno al tracciato della nuova via d’arroccamento, ma il fatto che sarà studiato dal Parco “col supporto del comune di Carrara” non lascia dubbi: la via passerà dal versante carrarese. Con ogni probabilità scenderà lungo la via delle vecchie cave del Murlungo (tra Foce Pianza e il piazzale dell’Uccelliera) per congiungersi alla via d’arroccamento della cava Canalbianco e raggiungere Ravaccione.

L’entusiasmo dell’amministrazione di Carrara per la nuova via è comprensibile: con essa, infatti, verrebbe finalmente portato a compimento lo scempio paesaggistico recentemente attuato con l’ampliamento della cava Canalbianco e la relativa via d’arroccamento (Fig. 5); senza contare che essa renderebbe allettante anche la riattivazione delle stesse cave del Murlungo: una vera pacchia.

Con questa intesa il sindaco coglierebbe l’occasione di dimostrare la generosità dei carraresi: le cave del Sagro-Borla continuerebbero naturalmente a pagare la tassazione al comune di Fivizzano, ma i carraresi potrebbero vantarsi di accollarsi sia le polveri dei camion che i costi della manutenzione stradale: un vero affare.

 

Fig. 5. Vista panoramica da via Murlungo (presso Foce Pianza): il cocuzzolo boscato com’era nel 2013 (A) e com’è ridotto oggi (B), per la ripresa dall’alto della cava Canalbianco. Lo scempio sarà completato da una via d’arroccamento sul versante indicato dalla freccia tratteggiata.

Fig. 5. Vista panoramica da via Murlungo (presso Foce Pianza): il cocuzzolo boscato com’era nel 2013 (A) e com’è ridotto oggi (B), per la ripresa dall’alto della cava Canalbianco. Lo scempio sarà completato da una via d’arroccamento sul versante indicato dalla freccia tratteggiata.

 

In attesa della nuova via, i camion di nuovo nel centro urbano: subito

La generosità, infatti, non può certo fermarsi a metà: per questo, con la firma dell’intesa, il sindaco, certo di interpretare i sentimenti dei carraresi e la loro nostalgia per i bei tempi in cui i camion transitavano in città, consentirebbe fin da subito la ripresa del traffico pesante nel centro urbano, senza nemmeno attendere la realizzazione della nuova via d’arroccamento.

 

Riaprire la cave: perché possano continuare a violare le leggi?

Come già accennato, negli anni passati il complesso delle cave dei M. Sagro e Borla ha abbandonato in loco quantità esorbitanti di detriti (sull’ordine di grandezza del milione di m3, circa 2,7 milioni di tonnellate), violando le prescrizioni dell’autorizzazione (che prevedono il loro allontanamento dal sito estrattivo).

Per allontanare tali detriti accumulati nel tempo, considerando 27 ton per camion, con 10 viaggi il giorno per 250 giorni lavorativi annui, occorrerebbero ben 40 anni.

Il protocollo d’intesa, finalizzato alla riapertura della cava Castelbaito-Fratteta, invece, sorvolando su tale piccolo dettaglio e chiedendo il transito da Carrara di un numero di passaggi di camion contingentato e limitato, si basa implicitamente sul condono di tali violazioni: prevede cioè che quei detriti resteranno ormai lì per sempre, limitandosi ad allontanare i detriti di nuova produzione. In caso contrario, infatti, l’intesa prevedrebbe il transito dal centro urbano di Carrara di almeno 100 camion il giorno (per smaltire i detriti in 4 anni).

 

Un po’ di decenza e di rispetto delle regole

In conclusione, chiediamo:

  • al sindaco di Carrara di respingere fermamente il protocollo d’intesa in quanto lesivo delle leggi e dell’interesse dei carraresi;
  • le dimissioni del presidente del Parco Regionale delle Alpi Apuane per conclamata inadeguatezza a tutelare qualunque bene naturale (ampiamente dimostrata anche dalle sue precedenti improvvide iniziative);
  • la chiusura delle cave Crespina per inosservanza delle prescrizioni sullo stoccaggio degli oli esausti e sull’allontanamento dei detriti, nonché per inquinamento delle acque superficiali e sotterranee da marmettola;
  • l’allontanamento di TUTTI i detriti accumulati nel tempo dalle cave del Sagro-Borla prima di prendere in considerazione l’eventualità dell’estrazione anche di un solo blocco.

Carrara, 14 giugno 2016
Legambiente Carrara

 



Per saperne di più:

Sulla promozione delle cave da parte del Parco Apuane:

La Regione alla prova dei fatti: osservazioni alla cava in galleria Calacata  (29/12/2015)

Camion delle cave del Sagro? Mai da Carrara!  (16/12/2015)

Le trovate del Parco Apuane: la beffa del frantoio Arnetola-Acquabianca  (14/8/2015)

Presupposti infondati: il Parco ritiri la delibera che introduce i frantoi nelle cave  (11/8/2015)

Come tutelare le Apuane? La ricetta del Parco: non bastano le cave, aggiungiamo i frantoi  (14/7/2015)

Esplosivo dossier sulle cave apuane: le osservazioni di Legambiente  (18/11/2014)

La Regione protegga le sorgenti dalle cave di marmo  (27/3/2014)

Legambiente chiede le dimissioni del presidente del Parco: difende le cave, non le Apuane! (16/2/2014)

Perché una strada forestale al Cardeto? Una teleferica costa meno e genera minor impatto! (9/7/2013)

 

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