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Incontro Legambiente-Sindaco su cave e rischio alluvionale

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Martedì 18 luglio Legambiente ha incontrato il sindaco Francesco De Pasquale e l’assessore al marmo Alessandro Trivelli. Il confronto si è svolto in un clima positivo e di reciproco ascolto. Le richieste di Legambiente, focalizzate sui pochi punti (ma particolarmente importanti e urgenti), di seguito riportati, hanno ricevuto attenzione e stimolato diversi approfondimenti.

1.   RISCHIO ALLUVIONALE

 

La nostra priorità: rallentare i deflussi al monte

Tra i numerosi interventi per ridurre il rischio alluvionale, tutti necessari, ne poniamo all’attenzione del sindaco solo uno, quello che, non essendo di tipo tradizionale, rischia di non essere mai attuato, a dispetto della sua importanza pratica. Si tratta del miglioramento del comportamento idrologico del bacino montano attraverso la risistemazione dei ravaneti (da smantellare e ricostruire con le sole scaglie pulite, eliminando le frazioni fini: terre e marmettola).

Si tratta di una proposta da noi prospettata in nuce già dopo l’alluvione del 2003 (Alluvione Carrara: analisi e proposte agli enti) e, in seguito, ripresa e precisata. Nonostante i quasi 15 anni trascorsi, la proposta è stata per lo più ignorata, sia per le evidenti difficoltà d’attuazione (in particolare i costi elevati e i tempi lunghi) sia, forse, perché non è stata compresa pienamente. Da qui la necessità di illustrarne nuovamente la logica.

 

Le fondamenta scientifiche della nostra proposta

La proposta si basa su solidi pilastri dell’idrologia:

  • le piene si generano al monte, sia perché è lì che cadono le precipitazioni più abbondanti, sia perché, nella generazione degli idrogrammi di piena, svolgono un ruolo determinante le modalità di scorrimento delle acque nei versanti montani;
  • la configurazione ad anfiteatro del bacino montano del Carrione, con i principali affluenti (di analoga lunghezza e pendenza) disposti a ventaglio che convergono al collo dell’imbuto (Carrara), accentua grandemente il rischio alluvionale. Le piene del Carrione di Torano e del Carrione di Colonnata, infatti, confluendo quasi simultaneamente a Vezzala (seguite a breve distanza dal canale di Gragnana), si sommano generando un picco di piena elevato proprio nel tratto dell’attraversamento urbano, in cui l’alveo è più ristretto e vi è la più alta concentrazione di beni a rischio;
  • quanto maggiore è la velocità di scorrimento nei versanti montani, tanto maggiore è il rischio alluvionale: l’intera quantità di acqua caduta nel corso di un evento pluviometrico intenso, infatti, raggiungerà rapidamente Carrara (generando un picco di piena precoce, improvviso e molto elevato);
  • viceversa, tanto più riusciremo a rallentare il deflusso nei versanti montani, tanto più il volume di acque caduto si distribuirà su un tempo più lungo, riducendo perciò i picchi di portata che, in tal modo, possono attraversare Carrara senza esondare o, comunque, con un’esondazione di minor gravità;
  • data per scontata la quantità di pioggia (in quanto non controllabile), è possibile contenere la concentrazione dei deflussi che genera le piene agendo in due fasi temporali:
    1. incrementando la quantità di acque trattenuta a monte, ad es. con la forestazione (grazie all’evaporazione, all’intercettazione, all’infiltrazione, al riempimento di cavità del suolo);
    2. ciò fatto, si possono rallentare i deflussi nell’alveo principale aumentandone la capacità (alvei larghi), la lunghezza (alvei sinuosi), la scabrezza (alvei a fondo ruvido e vegetato) o ricorrendo a opere artificiali (sbarramenti, casse di espansione).

Una volta operato sulla concentrazione dei deflussi nel bacino montano, resta da farsi carico del transito della portata di piena da Carrara al mare, dimensionando adeguatamente la sezione dell’alveo, la pendenza e le eventuali opere di difesa (es. argini). Gli interventi finora attuati in seguito all’alluvione appartengono tutti a questa categoria tradizionale di opere fluviali.

In merito agli interventi di tipo 2 (rallentare i deflussi montani in alveo), abbiamo avanzato la proposta di ripristinare alvei larghi, sinuosi e ruvidi, spostando le strade di fondo valle che li hanno occupati. In questo incontro focalizzeremo la nostra proposta sul solo intervento di tipo 1: trattenere le acque a monte facendo svolgere ai ravaneti –ripuliti dalle terre– il ruolo di spugna.

 

Convertire i ravaneti in gigantesche spugne

Diversamente da altri bacini, nei bacini marmiferi non si può intervenire (se non marginalmente) con la forestazione poiché questa non riesce ad affermarsi sul substrato calcareo carsico: da qui, l’idea di vicariarne la funzione affidando ai ravaneti il compito di trattenere al monte le acque di pioggia.

L’intervento, di attuazione molto costosa e impegnativa, è concettualmente molto semplice: si tratta di smantellare integralmente i ravaneti (fino al substrato roccioso), allontanare terre e marmettola e ricostruirli con le sole scaglie pulite, assicurandone la stabilità anche nei confronti di eventi pluviometrici estremi. Questi i vantaggi conseguibili:

  • data la loro enorme estensione nel bacino montano e i notevoli spessori (da qualche metro a decine di metri), i ravaneti si comporterebbero come enormi spugne in grado di assorbire grandi quantità di acqua, restituendola poi lentamente e con notevole ritardo (a picco di piena ormai transitato);
  • la rimozione dei materiali fini (la cui fluidificazione con le piogge destabilizza l’ammasso detritico) eviterebbe l’eccessivo apporto di detriti agli alvei (improvviso, con le colate detritiche, o graduale, con piccoli ma frequenti rotolamenti) che, innalzandone progressivamente il letto, ne riduce la capacità idraulica, incrementando il rischio alluvionale;
  • il lento scorrimento delle acque tra gli interstizi dei ravaneti aumenterebbe notevolmente il tempo di contatto col substrato roccioso, accrescendo quindi la loro penetrazione nelle fratture del marmo e, di conseguenza, l’alimentazione dell’acquifero carsico (incrementando le riserve idriche sotterranee): si ridurrebbero pertanto non solo le piene, ma anche le crisi idriche estive;
  • la rimozione dei materiali fini ridurrebbe drasticamente l’intorbidamento dei corsi d’acqua e delle sorgenti (che oggi raggiunge eventi parossistici ad ogni pioggia intensa): avremmo quindi fiumi limpidi e approvvigionamento idrico garantito tutto l’anno, con acque di ottima qualità.

 

Necessità di studi: stimare l’efficacia dei ravaneti-spugna

È ovvio che le portate di piena duecentennale (Q200) previste per il Carrione condizionino in maniera determinante la necessità di interventi per la riduzione del rischio: più sono elevate le prime, più costosi e invasivi saranno i secondi. Da qui la necessità di stimare l’efficacia idrologica dei ravaneti-spugna.

Premesso che a tal fine sarà necessario uno studio apposito, vi sono elementi che fanno pensare a una loro notevole efficacia. Nel nostro documento inviato alla Regione Toscana (Carrione: rivedere i calcoli, intervenire sui ravaneti, ripristinare gli alvei soffocati da strade. 31/3/2016) abbiamo evidenziato che le portate di piena previste dal modello idrologico Mobidic sono state, con ogni probabilità, sensibilmente sovrastimate poiché, per un inspiegabile errore, i ravaneti sono stati considerati superfici impermeabili, al pari di quelle urbane. Ciò potrebbe spiegare perché, per i bacini marmiferi, le portate Q200 previste da Mobidic risultassero circa il doppio di quelle del precedente studio Viti (mentre per quelli non marmiferi risultavano circa la metà). Non ci stupiremmo se l’errore nelle portate di piena previste si aggirasse attorno al 100%. Ciò fa presumere che l’efficacia idrologica dei ravaneti possa essere veramente notevole.

Nel nostro documento chiedevamo pertanto alla Regione di: 1) rivedere le portate di piena del Carrione previste dallo studio Mobidic e 2) affidare un incarico di ricerca mirato a studiare il comportamento idrologico e idraulico dei ravaneti, anche al fine di utilizzarli per attenuare le piene. Sebbene la Regione non ci abbia risposto, lo Studio idraulico del Carrione (Relazione Seminara) del marzo 2016 riconosce implicitamente la fondatezza delle nostre richieste, laddove dice che sarà necessario un «monitoraggio delle effettive portate di piena» che «consentirà la necessaria rivisitazione dello studio idrologico, anche alla luce delle azioni di rimozione dei materiali fini dai ravaneti … e della loro permeabilità che potrà contribuire, in misura da accertarsi attraverso uno studio ad hoc, all’attenuazione dei picchi di piena».

Lo studio Seminara, nel raccomandare un piano di gestione sostenibile delle cave, la rimozione dei materiali fini dallo strato superficiale dei ravaneti e il ripristino del reticolo idrografico montano, avverte non solo che la realizzazione degli sbarramenti montani è condizionata alla preventiva attuazione di tali raccomandazioni, ma che da essa dipenderà anche la stabilità nel tempo degli interventi proposti nel tratto da Carrara alla foce.

 

Cosa chiediamo

L’attuazione della nostra proposta richiede dunque uno studio preventivo sull’efficacia idrologica dei ravaneti-spugna ripuliti: solo le risultanze di tale studio, infatti, ci daranno la misura della riduzione del rischio alluvionale ottenibile con l’intervento proposto. Nel caso di risultati positivi, l’intervento potrebbe entrare a far parte delle prescrizioni ai piani attuativi di bacino estrattivo e, quindi, dei piani di coltivazione delle cave (senza gravare sul bilancio comunale).

Chiediamo pertanto al sindaco di:

  • attivarsi affinché la Regione Toscana affidi l’incarico di ricerca per stimare l’efficacia idrologica dei ravaneti ripuliti (simulando varie combinazioni granulometriche) e, sulla base dei risultati, per rivedere (col modello Mobidic) le portate di piena del Carrione per vari tempi di ritorno;
  • nel frattempo, introdurre nel Regolamento degli agri marmiferi, tra le prescrizioni della concessione, la realizzazione degli interventi di tutela delle risorse idriche e di riassetto strutturale dei livelli territoriali ottimali e delle loro adiacenze, finalizzato a rendere ambientalmente sostenibile l’attività estrattiva e a conseguire la riduzione del rischio idrogeologico;
  • coerentemente, introdurre l’obiettivo dei ravaneti ripuliti nei piani attuativi di bacino estrattivo, in corso di redazione.

 

2.   MARMO

 

2.1   Marmettola e terre: cave pulite per fiumi e sorgenti puliti

La causa dell’inquinamento: il rilascio di autorizzazioni illegittime

L’inquinamento dei corsi d’acqua e delle sorgenti da marmettola e terre di cava è talmente noto da non richiedere spiegazioni. Rinviamo pertanto al nostro documento Dossier marmettola: l’inquina­mento autorizzato (1/6/16) per una descrizione di dettaglio delle cause (cave, ravaneti, rampe, vie d’arroccamento, vagliatura al monte, discariche di terre) e delle proposte operative per le singole fasi di lavorazione.

Molto meno diffusa è la consapevolezza che la causa primaria dell’inquinamento delle acque da marmettola non è la violazione delle prescrizioni dell’autorizzazione, ma sono le autorizzazioni stesse che rilasciano la licenza a inquinare! Nessuna autorizzazione all’attività estrattiva, infatti, contiene l’elementare prescrizione di non esporre marmettola e terre al dilavamento meteorico.

Nel nostro documento Cave Bettogli-Calocara: non si rilascino autorizzazioni illegittime (10/2/17), dopo una dettagliata spiegazione (anche con puntuali argomentazioni giuridiche) del mancato rispetto della normativa da parte dei piani di gestione delle acque meteoriche dilavanti e dei piani di gestione del detrito (che, ciononostante, sono approvati e autorizzati), veniva evidenziata l’illegit­timità delle autorizzazioni all’escavazione e si invitava l’amministrazione a rivedere (in autotutela) tutte le autorizzazioni finora rilasciate.

 

Cosa chiediamo

Chiediamo pertanto di:

  • introdurre nel Regolamento degli agri marmiferi che le autorizzazioni all’attività estrattiva devono contenere:
    • ─     la prescrizione di tenere costantemente e scrupolosamente pulite (in particolare dai materiali fini: marmettola e terre) tutte le superfici di cava e delle sue pertinenze (piazzali, aree servizi, rampe, ravaneti, vie d’arrocca­mento, versanti, ecc.);

      ─     il divieto di esporre al dilavamento meteorico i materiali fini, siano essi in superficie o contenuti all’interno di strutture permeabili (cumuli, rampe, ravaneti, piazzali di detriti, ecc.);

      ─     sanzioni adeguatamente dissuasive in caso di inadempienza (sospensioni dell’autorizzazione di dura crescente in caso di recidiva, fino alla revoca definitiva dell’auto­rizzazione).

  • verificare i criteri giuridici e ambientali utilizzati dagli uffici che esaminano i piani di coltivazione e rilasciano le autorizzazioni all’attività estrattiva, rendendoli adeguati alla necessità di evitare l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee;
  • di conseguenza, rivedere in autotutela le autorizzazioni finora rilasciate.

 

2.2   Concessioni: premiare la filiera locale direttamente nella gara

Regione e amministrazione precedente:
il gioco di sponda per rinviare la gara pubblica

L’art. 38 della L.R. 35/15 prevede, per le autorizzazioni e concessioni esistenti, la possibilità di proroga fino a 25 anni (senza gara ad evidenza pubblica) qualora il titolare stipuli una convenzione che lo impegni all’utilizzo della cava quale patrimonio indisponibile comunale e a lavorare nel sistema produttivo [filiera] locale almeno il 50% del materiale estratto.

Anche la bozza di regolamento presentata nell’aprile 2017 dalla precedente amministrazione (oltre a riconoscere implicitamente la proprietà privata dei beni estimati, esonerati dal pagamento del canone) prevede proroghe fino a 25 anni delle autorizzazioni esistenti (senza gara pubblica), dietro l’impegno a lavorare in loco almeno il 50% del materiale estratto.

Se lo scopo principale (implicito) del legislatore regionale era quello di convincere i titolari di beni estimati a riconoscere la loro natura di beni indisponibili del patrimonio comunale, quello della precedente amministrazione è incentivare la filiera locale con una proroga di lunga durata. In entrambe le soluzioni, inoltre, è possibile riconoscere l’intento di favorire gli attuali titolari di cava rinviando di un quarto di secolo la gara pubblica per l’assegnazione delle concessioni.

Non si vede, infatti, perché mai bisognerebbe assegnare tali premialità quando è possibile ottenere lo stesso obiettivo senza alcun rinvio della gara pubblica ma, anzi, proprio grazie al suo sollecito espletamento, premiando cioè col rilascio della concessione l’azienda che presenta la miglior offerta.

 

Cosa chiediamo

Chiediamo pertanto che il nuovo Regolamento degli agri marmiferi preveda l’espletamento della gara pubblica il più rapidamente possibile e stabilisca, tra i requisiti del bando:

  • la percentuale minima di materiale estratto che dovrà essere lavorato nella filiera locale (ad es. 50%);
  • un punteggio di premialità per chi si impegni a lavorare percentuali più elevate.

I vantaggi della proposta sono evidenti: si premierebbe l’imprenditoria socialmente più responsabile e si conseguirebbe lo stesso obiettivo delle ricadute occupazionali con un anticipo di molti anni.

 

2.3   Strada per le cave del Sagro

 

Preso atto con soddisfazione dell’iniziativa del sindaco di fermare la progettazione della strada per le cave del Sagro, chiediamo un suo deciso intervento presso il Parco delle Apuane per eliminare definitivamente la previsione di tale strada dal piano del Parco.

Legambiente Carrara
 



Per saperne di più:

Sulle problematiche tra cave, dissesto idrogeologico ed alluvione:

Masterplan del Carrione: interventi nel bacino montano. Pregi e criticità  (5/11/2016)

Gestire in sinergia cave, ambiente e rischio alluvionale (2° contributo alla VAS dei piani attuativi estrattivi)  (24/9/2016)

Piani attuativi dei bacini estrattivi: una proposta di buonsenso (quindi rivoluzionaria)  (10/8/2016)

Carrione: rivedere i calcoli, intervenire sui ravaneti, ripristinare gli alvei soffocati da strade  (31/03/2016)

Fermare la fabbrica del rischio alluvionale. Salvare i ponti intervenendo su ravaneti e strade in alveo  (16/03/2016)

Come fermare la fabbrica del rischio alluvionale  (7/11/2015)

Bonifica dei ravaneti: una critica costruttiva  (31/10/2015)

Come opera la fabbrica del rischio alluvionale (la bonifica dei ravaneti)  (24/10/2015)

Carrione: le proposte di Legambiente per il piano di gestione del rischio alluvioni  (7/7/2015)

Carrara: le alluvioni procurate. Come difenderci (VIDEO, 15/12/2014)

  Fenomeni di instabilità sui ravaneti (Conferenza su alluvione: Relazione Giuseppe Bruschi, 11/10/2003: PDF, 1,1 MB)

Carrione, sicurezza e riqualificazione: un binomio inscindibile (Conferenza su alluvione: Relazione di Giuseppe Sansoni, 17/3/2006: PDF, 3,2 MB)

Alluvione Carrara: analisi e proposte agli enti (11/10/2003)

Sulle problematiche tra cave e inquinamento delle sorgenti e dei corsi d’acqua:

Cave Bettogli-Calocara: non si rilascino autorizzazioni illegittime  (10/2/2017)

Marmettola: dalle cave alle sorgenti  (VIDEO 9 min. 24/7/2016)

Come si progetta l’inquinamento delle sorgenti? Osservazioni alle cave Tagliata e Strinato  (14/6/2015)

La Regione protegga le sorgenti dalle cave di marmo (27/3/2014)

Cosa (non) si fa per la protezione delle sorgenti? (16/1/2010)

Come le cave inquinano le sorgenti (conferenza, illustrata) (17/3/2006)

Inquinamento delle sorgenti. Mancano i filtri? No, manca la prevenzione! (4/12/2005)

Impatto della marmettola sui corsi d’acqua apuani  (volume 1983)

Sul progetto di strada per le cave del Sagro:

Il progetto della strada per le cave del Sagro: un esempio di neolingua, dove “distruggere” si dice “preservare l’integrità”  (13/7/2017)

Revoca del progetto di strada per le cave del Sagro: una speranza che si avvera  (8/7/2017)

Fermare la strada per le cave del Sagro: appello al nuovo sindaco  (30/6/2017)

Cave: tutti uniti per l’assalto al Sagro  (6/7/2016)

Cave: il falso conflitto ambiente-occupazione  (1/8/2016)

Cave del Sagro-Borla: chi fa disinformazione?  (18/6/2016)

Cave del Sagro-Borla: il sindaco riporta i camion a Carrara centro  (14/6/2016)

Camion delle cave del Sagro? Mai da Carrara!  (16/12/2015)

Esplosivo dossier sulle cave apuane: le osservazioni di Legambiente  (18/11/2014)

 

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