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Puzza di bruciato nella vendita dell’area demaniale della Caravella. L’esposto di Legambiente alla Procura

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SPETT.LE
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI MASSA

PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

PROCURA PRESSO LA CORTE DEI CONTI
SEZIONE GIURISDIZIONALE PER LA TOSCANA IN FIRENZE

PROCURA GENERALE
PRESSO LA CORTE DI APPELLO IN GENOVA

 

Compare
 

Associazione di tutela ambientale Legambiente – Circolo di Carrara, con sede in viale XX Settembre, 46 – 54033 Carrara – rappresentata dal Presidente protempore Mariapaola Antonioli.

 

Espone
 

L’area pubblica della Caravella rischia di diventare privata

Esisteva in Marina di Carrara una vasto arenile demaniale, della superficie di mq. 93.079 che dall’area portuale giungeva fino alla Fossa Maestra.

Esso venne sdemanializzato nel 1970, e trasferito dal Demanio Marittimo al patrimonio disponibile del Ministero delle Finanze.

Nel verbale di consegna n. 113, redatto dalla Capitaneria di Porto di Viareggio il 18/2/1971, si descrivevano tanto i manufatti ivi costruiti da privati in base a regolari atti di concessione demaniale, quanto le opere realizzate dal Comune di Carrara anch’esse in regime concessorio.

Per la parte concessa a privati erano, e sono tuttora in parte, presenti la Pensione Tenda Rossa, la Pensione Morgana, il Distributore Fina, il Cinema Summer (oggi Arena Paradiso), la Pensione Belvedere, il Bocciodromo, e il Bar Ristorante Serenella.

Per la parte concessa al Comune di Carrara sono invece presenti strade e piazze, la pista di pattinaggio con attrezzature ludico-ricreative (di poi menzionata anche come “Caravella”), un plesso sportivo natatorio con piscina all’aperto e piscina coperta, un altro plesso sportivo con campi e circolo tennis.

Nell’indicazione di concessione denominata come “strade e piazze” sono compresi giardini pubblici, pinete, parcheggi e campo giochi, integranti un complesso di strutture turistico-ricreative, creato in funzione dei contigui stabilimenti balneari. Tale destinazione di zona fu confermata nei Piani Regolatori Comunali, con implicita dichiarazione di opere di pubblica utilità.

A seguito della sdemanializzazione avvenuta nel 1970 l’area entrò a far parte del patrimonio disponibile dello Stato, e di conseguenza le concessioni demaniali furono convertite in contratti di affitto di natura privatistica. (Cass. S.U.28/4/1989 n. 2014; Trib. Firenze n.,945 del 27/12/2001).

La Patrimonio dello Stato spa con sede in Roma via Versilia, 2 (società con socio unico l’attuale  Ministero delle Economia) è divenuta di poi formalmente proprietaria dei suddetti beni in quanto trasferitigli dal Ministero delle Finanze al fine di valorizzarli, gestirli e dismetterli. Di fatto, per ciò che ci concerne e ci occupa oggi, dismetterli (venderli).

Dopo vicende (tra cui anche incendi, presuntivamente dolosi, che hanno interessato l’area denominata “Caravella”) che hanno occupato per mesi ed anni le cronache giornalistiche, la Patrimonio dello Stato spa ha iniziato le procedure per la dismissione dei beni di cui trattasi (dapprima prevista in unico lotto poi, pare per intervento del Comune, in lotti frazionati).

 

Il Comune avrebbe dovuto garantire l’interesse pubblico. E invece…

Si ha negli anni un interessamento del Comune di Carrara che sfocia (presumibilmente nell’anno 2009) nella firma di un Protocollo di intesa con la Patrimonio dello Stato; detto Protocollo doveva avere un duplice scopo:

  • da una parte garantire gli interessi della collettività sugli spazi di pubblico utilizzo e
  • dall’altra sostenere anche gli interessi di quei privati che nel corso dei decenni avevano trasformato la zona rendendola turisticamente accettabile (senza speculazioni) dando una risposta concreta alle esigenze di una località a vocazione turistica.

Il Consiglio Comunale di Carrara in seduta straordinaria del 20.01.2009 presieduta dal Consigliere (vicepresidente) Luciano Tonarelli approva (deliberazione n. 5) all’unanimità dei presenti un atto di indirizzo e la bozza del protocollo di intesa tra il Comune di Carrara e la Patrimonio dello Stato  spa.

Ovvio che la questione è di grande impatto sociale: l’area è quella in cui si riversano quasi tutte le attività ricreative e turistiche della località.

Ovvio che il Comune si debba preoccupare affinché le vendite non comportino uno stravolgimento dell’assetto territoriale esistente, con una privatizzazione “irragionevole” di spazi che fino a quel giorno sono stati all’uso pubblico.

Nonostante l’importanza del tema in discussione il Presidente del Consiglio Comunale (Ragoni Luca) e l’altro vice-presidente (Vincenti Rigoletta), prima di passare alla discussione sulla deliberazione 5 di cui sopra lasciano la seduta, ciò comporta che la presidenza dell’Assemblea viene assunta dal vice-presidente Tonarelli Luciano.

Dopo il passaggio Consigliare del 20.01.09 le preoccupazioni manifestate dalla cittadinanza ed anche dai privati che negli anni (in forza di atti manifesti ed autorizzati) avevano investito risorse in quei luoghi, sembrano aver trovato concreta risposta.

Sull’area (sembra dire la delibera di Consiglio) non si fanno “scherzi”, non ci possono essere speculazioni, l’interesse della collettività e dei cittadini carraresi (che in quell’area dal dopoguerra avevano investito sia risorse pubbliche che private) devono essere salvaguardati.

Tra i soggetti che in quell’area hanno investito (copiosamente) e con grande ritorno sociale vi è infatti il Comune di Carrara che nel corso degli anni, con denaro pubblico, aveva realizzato impianti sportivi e ricreativi e tra questi anche la citata “Caravella” (area nata per il pattinaggio a rotelle trasformata negli anni in una struttura polivalente turistico ricreativa), oltre alla realizzazione di sistemazioni di arredo urbano di pregio e sistemazioni a verde con la creazione anche di un parco per bambini.

 

Perché il Comune firma un accordo capestro?

Però qualcosa accade di “diverso”.
Il Consiglio Comunale ha approvato il 20.01.2009, con la delibera citata, un atto di indirizzo che, tutelando gli interessi pubblici (della collettività comunale) doveva anche garantire quelli dei privati (già concessionari o affittuari o altro) prevedendo forme di salvaguardia degli stessi.

Gli stessi consiglieri, mentre approvano l’atto di indirizzo, contestualmente approvano la Bozza di un Protocollo di Intesa (già citato) da sottoscriversi tra il Sindaco e l’amministratore della Patrimonio dello Stato spa.

Cosa è accaduto dopo il Consiglio Comunale? O, meglio, perché da una parte il Consiglio Comunale approva un indirizzo che appare subito smentito e/o in parte disatteso dal protocollo?

Nel proseguire della vicenda appare di tutta evidenza che in oggi, salvo il vero, il Comune di Carrara, si sarebbe garantito, a patto di procedere a variante urbanistica che favorisca l’edificabilità del bene individuato al fg. 106 mapp. 161 (conosciuto in loco come “Caravella” e costituito da pista di pattinaggio, bar, servizi, altre opere in muratura e porzione di pineta il tutto utilizzato negli ultimi anni fino all’incendio di cui alle cronache come ristorante e dancing) la cessione gratuita da parte della Patrimonio dello Stato spa di tutta una serie di mappali ed aree individuate in detto protocollo.

 

Il Comune dichiara l’intento di acquisire gratuitamente l’area Caravella, ma agisce al contrario

Quindi allo stato delle cose:

    1. Secondo il protocollo di intesa il Comune Carrara “nell’ambito di progetto di sviluppo e riqualificazione territoriale della zona di Marina di Carrara si impegna a promuovere ed adottare entro dodici mesi da oggi una variante al Piano Attuativo dell’Arenile finalizzata a destinare il compendio immobiliare denominato la Caravella, distinto al catasto al foglio 106 particella 161, ad attrezzature turistico-produttive di tipo ricettivo (in misura non superiore al 25% della S.u.l. massima prevista) e di tipo complementare turistico, attività commerciali, attrezzature per lo spettacolo e per servizi pubblici e privati, con un indice di utilizzazione fondiaria U.f. pari 1,00 mq/mq, per una potenzialità edificatoria di circa mq. 3.800;In alternativa, qualora non fosse possibile per motivi tecnico-giuridici realizzare l’intero intervento sull’area della Caravella, infra individuata anche per estremi catastali, il  Comune di Carrara si impegna, all’interno della suddetta variante, ad individuare un’altra area ricompresa nel compendio immobiliare di cui trattasi sulla quale costruire le superfici edifìcabili residue
    2. sempre secondo il Protocollo di intesa la “Patrimonio dello Stato, al concretizzarsi della possibilità di edificare, a seguito della variante urbanistica, le quote edilizie di cui al precedente punto 1, si impegna ad accettare la sistemazione urbanistica che il Comune di Carrara intende adottare e si impegna a cedere gratuitamente al Comune le aree dallo stesso detenute come individuate in premessa e precisamente i lotti individuali al catasto al foglio 106 particelle 50; 153; 158; 167; al foglio 101 particelle 1177; 1120; al foglio 100 particelle 41; 51; 55 per una superficie complessiva di circa mq. 81.875.”
    3. Ancora nel Protocollo è previsto che “Tale impegno dovrà essere trasferito da Patrimonio a qualsivoglia suo avente causa in ipotesi individuato nelle operazioni di dismissione in corso e comunque rimarrà fermo sino al ………2010” (ad un anno dalla firma del protocollo –ndr-).

 

Ci si chiede pertanto:

 

  1. Cosa accade se entro l’anno il Comune non avrà adottato la prevista-promessa variante?
  2. Come mai il Comune approva un atto di indirizzo di fatto smentito dalla stessa bozza di Protocollo anch’essa approvata nella stessa delibera comunale?

Non abbiamo risposte certe, anche perché ai soggetti privati che le hanno chieste, sono stati negati chiarimenti dagli uffici competenti (Comune e Patrimonio dello Stato).

Ci  permettiamo dunque alcune considerazioni, conseguenti l’analisi dei fatti.

 

Se il Comune non approva la variante (com’è avvenuto) i nostri beni rischiano la privatizzazione

Sub A) Pare di poter ritenere che, nel caso in cui la prevista variante non venisse adottata nei termini dell’accordo, la Patrimonio dello Stato s.p.a. potrà con buona probabilità considerarsi libera dall’impegno di “restituire” al Comune ciò di cui al detto protocollo.

Si raffigurerebbe quindi l’ipotesi che il Comune (vedasi protocollo) non ottenga la disponibilità di quelle aree che, come è specificato anche nel protocollo, aveva “da tempo rivendicato – invocando i principi dell’accessione invertita”.

Di fatto il protocollo è divenuto un pericoloso atto di transazione nel quale il Comune, pur di avere solo in parte (senza attuare le procedure che da tempo avrebbe potuto avviare ex art. 43 Dpr 327/2001) i beni che già  gli competerebbero di legge, ha accettato di subordinare detta restituzione alla concessione della concordata variante.

Oggi non sappiamo quanto tempo sia trascorso dalla firma del protocollo ma sappiamo che dalla delibera di Consiglio è passato ben oltre il previsto anno e che la Patrimonio dello Stato s.p.a. ha usato in qualche modo detta ipotizzata variante per pubblicizzare sul suo sito web on-line la possibile situazione urbanistica futura, con le presunte potenzialità edificatorie dei beni da dismettere tramite trattativa privata, allo stato di fatto però non ancora sancite da alcuna norma attuattiva. Peraltro altrettanta chiara pubblicità non era stata data al momento dell’asta pubblica!

Pertanto ci si chiede se non era più “opportuno” (o forse necessario ex lege) una volta avutosi l’impegno del Comune alla variante, trattandosi per di più di beni demaniali, procedere ad ulteriore asta pubblica –con i corretti valori del bene– senza precipitarsi nella trattativa privata. Oppure addirittura attendere, prima di procedere alle vendite, il concretizzarsi della variante (la cui approvazione-adozione o meno sbilancia in maniera rilevante i valori in gioco).

Quanto evidenziato a questo punto pone seri dubbi sulla correttezza e legittimità della procedura svolta, facendo ipotizzare anche il fumus di una turbativa nelle modalità di messa in dismissione dei beni demaniali.

 

Strane combinazioni: prima presiede il consiglio comunale che mette a rischio la proprietà pubblica, poi acquista l’area strategica

Sub B) La seconda domanda è ancora di più difficile risposta.

La Patrimonio dello stato sbandiera come contenuto della delibera la volontà del Comune di procedere ad una variante, ma questa volontà è solo descritta nel Protocollo e non in delibera (che è un atto di indirizzo). – Una lettura dei fatti conduce a pensare che si sia usato lo strumento della delibera (piena solo di bei “discorsi”) al fine di approvare la bozza di protocollo che è il vero atto “vincolante”.

La Patrimonio dello Stato ha posto in vendita con asta i beni gestiti da privati e tutte le aste sono andate deserte, tutte tranne una (concernente il lotto del Cinema Arena Paradiso) alla quale ha partecipato la società Sviluppo Marina srl e la Fahrenheit 451 srl; di quest’ultima il legale rappresentante ha presentato parimenti esposto; mentre risulta che la Sviluppo Marina è società di capitale costituita da 3 soci, dei quali uno è stato il Presidente proprio del Consiglio Comunale del 20.01.2009.

La Patrimonio dello Stato ha verificato che la società Sviluppo Marina aveva fatto l’offerta più alta ed a questa il bene è stato trasferito con atto del 29.12.2009.

Alla Sviluppo Marina è stato trasferito anche tutto il contenzioso civile che vedeva (e vede) protagonisti da una parte l’attuale gestione dell’Arena (rivendicante diritto di superficie e/o prelazione sull’eventuale acquisto) e dall’altra la Patrimonio (oggi, come detto, la Sviluppo Marina).

Il bene trasferito è quello censito catastalmente al fg 101 mapp 781 consistente, come detto, nell’arena cinema all’aperto e strutture accessorie.
Gli altri beni (vendibili) sono, andate deserte le aste, divenuti oggetto di trattativa privata ed alcuni sono già stati rogati agli attuali occupanti ed altri sono in procinto di esserlo.

Di fatto l’unico bene (tra quelli gestiti da privati) non rimasto (ad oggi) nella proprietà di chi lo gestisce da decenni è l’arena Cinema Paradiso. Detta  porzione immobiliare è (e la considerazione non è di poco conto) di tutta evidenza (ad un esame delle mappe) l’unica sul quale potrebbe essere spalmata (in maniera significativa) la superficie edificatoria ove e qualora non si potesse realizzarla sul lotto “Caravella” al fg 106 mapp. 161.

Sappiamo ora per certo (vedasi più avanti) che sulla “Caravella” non si potranno sicuramente realizzare i ventilati  3.800 mq. di costruito.

 

Un affare realizzabile solo da chi conosce bene tutte le carte

Solo persona attenta ed addentra alle pratiche urbanistiche poteva apprezzare detta circostanza. Trattasi di particolare nascosto tra le pieghe di una situazione che mai è stata chiara ma che oggi appare, pur nell’ambiguità persistente dei toni, molto più leggibile.

Quindi, e veniamo alla risposta che manca, solo conoscendo le carte tutte si poteva operare affinché la situazione evolvesse in maniera tale che:

  • il Comune ben che vada avrà meno di ciò che gli spetterebbe,
  • la Patrimonio dello Stato spa potrà vendere  (di fatto vende) senza vincoli alcuni nei confronti dei privati già occupanti le aree dismesse,
  • la Patrimonio dello Stato spa potrà ritrovarsi legittimamente proprietaria anche di quei beni che la legislazione ed la giurisprudenza assegnavano di diritto già al Comune così come da perizia del Consulente del Comune e come evidenziato in  petizione popolare del 29.08.2005 rimasta senza risposta (per la quale, per inciso, risulterebbe essere stato dato parere favorevole dal prof. avv. Iaria – parere del quale più volte si è chiesta invano visione o copia),
  • il proprietario dell’arena cinema Paradiso (in oggi la Sviluppo Marina srl) diventerà, con ogni probabilità, l’unico depositario di una “golden share” per la quale l’eventuale proprietario della “Caravella” se vorrà costruire qualcosa dovrà fare riferimento al lotto del Cinema.

 

Il Comune rischia di perdere 80.000 mq e i beni che vi ha realizzato con i nostri soldi

Alla fine di tutta la vicenda pare dunque che il Comune correrà il rischio di avere perduto (definitivamente!) beni immobili (per oltre 80.000,00 mq) già attrezzati ad attività sportive e turistico ricreative, parcheggi nonché pinete e spazi verdi fruibili al pubblico, che erano di fatto già suoi e di averli persi per un “poco accorto” accordo (facile da ostacolare in sede deliberante per farlo “saltare” o quantomeno posticipare).

Il quadro delineato pone amare conclusioni: per lo sperpero di risorse pubbliche, per la più che possibile futura perdita di spazi pubblici di svago, ricreazione, servizio e di socialità fondamentali per la vivibilità della città.

Dagli eventi riportati si evince che il Comune di Carrara non ha posto in essere alcuna attività per la tutela del patrimonio pubblico e degli interessi collettivi, lasciando invece in “mano” alla Patrimonio dello Stato, con totale libertà di azione, un’area (soprattutto per quegli spazi a tutt’oggi di uso pubblico) strategica per l’assetto e la vivibilità del territorio comunale litoraneo. In conseguenza poi ad una dismissione “facile” del bene demaniale l’area pare giungere ad un solo privato: quella società Sviluppo Marina s.r.l. (società di capitale costituita da tre soci uno dei quali, sarà un caso, presidente di quel Consiglio comunale nella seduta del 20.01.2009) che ha partecipato e vinto l’unica asta partecipata concernente l’unico bene “ricco” di prospettive.

Tutti gli altri beni, guarda caso, hanno avuto aste deserte (forse perché non avevano e non hanno alcuna potenzialità ulteriore ed il loro prezzo quindi non li rende appetibili per eventuali speculazioni).

 

Ultim’ora: dopo aver acquisito l’Arena Paradiso, la Sviluppo Marina spa mira alla Caravella

In queste ore, mentre si stava stendendo il presente atto, è apparsa sulla cronaca di Carrara del quotidiano La Nazione una notizia che a molti poteva dire poco ma a chi ha seguito le vicende con un certa attenzione (e apprensione) ha levato quasi ogni dubbio.

La Sviluppo Marina, (anche questo è un caso?) dopo essersi assicurata l’arena Paradiso, sta trattando il lotto comprendente la Caravella e tutti gli spazi “pubblici”. Nella trattativa la Sviluppo Marina chiede con forza che venga individuata l’area sulla quale potrà sviluppare i promessi 3.800 metri di costruibile in quanto (è lei stessa a dirlo in cronaca, sulla Caravella non si può costruire più di tanto………).

Sappiamo, per quanto detto sopra, che l’unica area sulla quale ciò potrà avvenire (se avverrà) è l’area della quale la Sviluppo Marina si è già assicurata la proprietà (salvo gli esiti delle cause in corso).

Però a parere dell’esponente, leggendo la cronaca giornalistica, si va aprendo anche l’altro possibile scenario (già adombrato in precedenza), per il quale è lecito porsi con forza la seguente domanda.

Cosa accade se il Comune (secondo le cronache il termine annuale è già scaduto) non concederà la variante o non concederà di edificare su altra area (come previsto nel protocollo di intesa)?

Semplice. Accadrà che chi comprerà il lotto comprendente la Caravella diverrà e rimarrà proprietario di tutto il resto (spazi di attuale uso pubblico/interesse pubblico compresi!), non dovendo restituire nulla al Comune in quanto il Comune risulterebbe inadempiente agli accordi del citato Protocollo.

Non conosciamo con certezza il valore ed il peso giuridico del suddetto Protocollo ma di certo è un’arma rilevante (e carica) in mano ai proprietari dell’area (Patrimonio dello Stato ed a seguire i privati che acquisteranno).

Pertanto tutti gli spazi pubblici (piscine, campi da tennis, bocciodromo, parcheggi, strade, pinete, parco) rimarranno di proprietà privata con evidenti ripercussioni sul loro utilizzo e con l’aprirsi di possibili  richieste di sfruttamento privato da parte dei proprietari (i quali potranno chiedere ciò che la proprietà privata solitamente chiede al fine di massimizzare utili, investimenti e rendite) e quindi nel corso degli anni giungere a soddisfare anche con cementificazione intenti speculativi, togliendo di conseguenza alla collettività uno dei beni più preziosi di tutta la Costa Apuana.

Quanto sopra dipinto è, secondo il comparente, solo una foto descrittiva della realtà: alle Procure trarre, dopo opportune indagini, le dovute conclusioni.

 

Un’operazione ad alto rischio che solleva molti dubbi

Di interessante e di novativo in questi anni vi è stato che con un colpo solo (delibera di Consiglio Comunale e Protocollo di Intesa) il Comune di Carrara ha, probabilmente, gettato via la possibilità di ottenere gratuitamente, come la legge prevederebbe, la piena proprietà di tutte le aree (oltre 80.000 mq) delle quali ha fatto uso pubblico investendovi risorse umane e denaro per oltre 60 anni.

Difatti il patto  realizzato con la Delibera e con il Protocollo di Intesa ha fatto sì che il Comune (che pure nelle premesse al protocollo si dichiara rivendicante le aree) tramuta il suo diritto in un accordo conciliativo, accordo di fronte al quale, se non attuerà la variante, diverrà inadempiente, consentendo, di conseguenza alla Patrimonio (e forse a breve alla Sviluppo Marina) di disporre tranquillamente e per sempre –per somme forse risibili (siamo a trattativa privata)– di un bene di inestimabile valore.

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Alcune domande inquietanti
 

Le domande che si pongono sono:

  • Con l’accordo transattivo intervenuto con la Patrimonio dello Stato spa il Comune di Carrara ha realizzato veramente i propri interessi e quelli della collettività?
  • Subordinando i propri diritti al rilascio in dato termine di variante urbanistica (che sappiamo essere un percorso sempre lungo e sicuramente non esauribile in un anno) ha di fatto il Comune già concretizzato un danno per se stesso?
  • Quali sono stati i vantaggi dell’accordo con la Patrimonio dello Stato spa se ad oggi il Comune non ha rispettato quanto previsto e quindi la Patrimonio (o suoi aventi causa) potrebbe in qualsiasi momento rivendicare il mancato avverarsi di quella condizione per la quale alcuni beni di evidenza pubblica dovevano entrare nella proprietà formale del Comune di Carrara?
  • Acquistare, pur con una società di cui si è socio, beni al’interno dell’operazione di dismissione, presiedere il Consiglio Comunale in cui vengono approvati accordi rilevanti e fondamentali per il futuro delle aree in dismissione e cercare di acquistare, sempre con la società di cui si è socio, le aree di cui detti accordi sono parte rilevante è consentito? E’ opportuno? Vista, ovviamente, la veste politica rivestita ed i compiti istituzionali contemporaneamente svolti.
  • Il modo con cui si sono tenute le aste ed il modo in cui si è sviluppato il secondo bando scaduto il 2.06.2010 e la successiva  trattativa privata per l’area “Caravella” rispecchiano i criteri di trasparenza, partecipazione, parità di trattamento e dunque di legalità?
  • Per quale motivo sul sito on-line della Patrimonio dello Stato spa si avrebbe solo una fugace apparizione delle informative circa l’apertura della trattativa privata sul lotto comprendente la Caravella e le aree di uso pubblico?
  • Per quale motivo sul sito della patrimonio dello Stato alla data del 18.06.2010 non vi è traccia del lotto “Caravella” tra quelli aperti a trattativa privata?

Non avendo avuto risposte dirette dagli Uffici preposti si è costretti a chiederle tramite i destinatari del presente.
Quindi alle Procure interessate le risposte che mi auguro rapide prima che si consumi (speriamo di no) il nuovo danno all’Interesse Comune per il solito vantaggio di pochi……

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Si deposita

  1. Quotidiano “La Nazione” pag. cronaca di Carrara 26.07.2005
  2. Quotidiano “Il Tirreno” pag. cronaca di Carrara 26.07.2005
  3. Petizione 29.08.2005 a Comune di Carrara
  4. Quotidiano “La Nazione” cronaca di Carrara 23.10.2007
  5. Deliberazione Consiglio Comunale di Carrara n. 5 del 20.01.2009
  6. Bozza Protocollo di Intesa tra Comune di Carrara e la Soc. Patrimonio dello Stato spa
  7. Stralcio compravendita rogito 29.12.2009 Patrimonio dello Stato spa – Sviluppo Marina srl relativo al Cinema Arena Paradiso
  8. Quotidiano “La Nazione” cronaca di Carrara 30.04.2010
  9. Richiesta 17.05.2010 per accesso a documenti Comune di Carrara e per visione pare avv. Iaria.
  10. Sollecito 8.06.2010 al Comune di Carrara per risposta alla petizione 29.08.2005 che viene allegata nuovamente e per acquisizione parere avv. Iaria.
  11. Quotidiano “Il Tirreno” cronaca di Carrara 17.06.2010
  12. Visura 18.06.2010 sito on-line Patrimonio dello Stato relativa a beni oggetto di trattativa privata
  13. Quotidiano “La Nazione” cronaca di Carrara 19.06.2010
  14. Visura Camera di Commercio Sviluppo Marina srl

Forse è opportuno, che su tutte le aree di cui trattasi scatti un provvedimento cautelare che impedisca il perfezionarsi del paventato ulteriore danno.
Si resta a disposizione per qualsiasi approfondimento.

Carrara, 28 giugno 2010
Per l’Associazione LEGAMBIENTE – Circolo di Carrara
La Presidente protempore Mariapaola Antonioli

 



Per saperne di più:

Su speculazioni e incuria per i beni pubblici:

Hotel Mediterraneo: perché Bogazzi investe a Massa e piange miseria a Carrara? (20/4/2012)

Bogazzi non pianga miseria e finisca l’hotel Mediterraneo! (13/6/2011)

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Niente miniappartamenti all’hotel Mediterraneo: bravo sindaco! (26/4/2010)

Hotel Mediterraneo: il ricatto occupazionale del “povero” armatore Bogazzi (12/2/2010)

Hotel Mediterraneo: no alla variante in mini-appartamenti (31/1/2010)

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