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Ravaneto Calocara: Miseglia chiede una sistemazione seria

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Al Comune di Carrara:
–          Sindaco
–          Settore Marmo

 

Da circa un mese sono in corso lavori di sistemazione del ravaneto Calocara est, sovrastante Miseglia. Su invito degli abitanti, preoccupati che la movimentazione dei detriti potesse accentuare, in occasione di piogge intense, il trasporto di fanghi sulla strada, abbiamo chiesto l’accesso ai documenti amministrativi per capire nel dettaglio quali lavori fossero previsti.

Prima ancora di poter avanzare proposte, si è però verificato quanto temuto dagli abitanti: a seguito della pur modesta pioggia del 15 settembre (33 mm), notevoli quantità di fanghi sono stati dilavati dal ravaneto ed hanno invaso la strada comunale (via Miseglia Fantiscritti, ex marmifera). Nemmeno il lavaggio della strada è stato sufficiente ad evitare, nei giorni successivi, il sollevamento di polveri generato dal transito dei camion (Foto 1).

 

I precedenti

Per gli abitanti di Miseglia questo ravaneto è un problema permanente, avendo già causato diversi guai al paese sottostante, a partire dalla colata di detriti che, nell’alluvione del settembre 2003, ha solcato il ravaneto e si è riversata a valle seppellendo e scavalcando la strada e sfiorando il santuario del Crocefisso.

Nel dicembre 2010, a seguito di un’intensa pioggia, le strade di Miseglia sono state percorse da un vero e proprio torrente di acqua e fango –reso impetuoso dalla ripida pendenza– che, provenendo dal ravaneto, ha invaso le case (si veda sul nostro sito il video “Fanghi di cava gratis su Miseglia”).

In quella occasione, nel nostro documento “Miseglia invasa dai fanghi di cava: fino a quando?”, evidenziammo i principali punti critici:

  • il sistema adottato al piede del ravaneto per intercettare le acque e recapitarle nella vasca di sedimentazione era mal progettato poiché, in realtà, convogliava le acque direttamente sulla strada comunale (Foto 2) dove si depositavano i detriti (Foto 3), mentre le acque scendevano lungo le strade di Miseglia, trasformandole in un torrente (Foto 4). Chiedevamo pertanto di intervenire radicalmente al piede del ravaneto di Miseglia, in modo da intercettare completamente le acque, convogliandole nella vasca di sedimentazione;
  • le acque provenienti dal ravaneto invadono le strade perché l’alveo del Fosso Calocara (o Fosso di Boecchia) che drena l’intera valle è stato sepolto dal ravaneto e doppiamente sbarrato al suo piede: dalla vasca di sedimentazione con tubi di scarico nettamente insufficienti (Foto 5) e dalla chiusura delle arcate del ponte che sosteneva la ferrovia marmifera (Foto 6). Con questo duplice sbarramento è stata implicitamente compiuta la scelta di far sì che, in occasione di forti precipitazioni, l’intera portata del fosso esca dall’alveo e scenda verso valle utilizzando come alveo le strade di Miseglia (Foto 7). Chiedevamo pertanto l’apertura delle arcate del ponte e l’eliminazione della vasca di sedimentazione, previa completa rimozione del ravaneto (ormai non più utilizzato come via di arroccamento), come è stato fatto per il ravaneto a monte dei ponti di Vara (Foto 8);
  • gli ingenti quantitativi di fanghi che colmano la vasca di sedimentazione e invadono le strade provengono principalmente dal dilavamento dei cumuli di terre all’aperto presenti nelle cave e dalle terre abbandonate abusivamente sulle scarpate delle vie d’arroccamento. Chiedevamo pertanto di istituire l’obbligo di stoccare le terre in cassoni a tenuta e di perseguire secondo legge lo smaltimento abusivo delle terre.

Nella notte del 10 novembre 2012, in occasione del nubifragio che ha provocato la rottura dell’argine del Parmignola, lo straripamento del Ricortola e l’esplosione di tanti fossi tombati, le strade di Miseglia si sono nuovamente trasformate in torrenti di fango in piena. Abbiamo perciò presentato un esposto alla Procura della Repubblica evidenziando che –sebbene con precipitazioni intense come quelle verificatesi, fossero inevitabili frane, straripamenti e allagamenti– a Miseglia gli effetti distruttivi della natura erano stati ingigantiti dal malgoverno del territorio e, in particolare, dai due sbarramenti artificiali del fosso Calocara.

 

Il progetto di sistemazione del ravaneto Calocara

La documentazione acquisita dall’ufficio marmo ha permesso di appurare che i lavori in corso sul ravaneto Calocara est rappresentano l’attuazione di un progetto del 2002 che, di proroga in proroga (nonostante reiterate ordinanze) e con diverse varianti, è stato trascinato fino ad oggi dai titolari delle cave 102, 103, 105 e 107.

In estrema sintesi, per il ravaneto ovest il progetto prevede interventi di sistemazione della nuova via di arroccamento (già eseguiti) e di rinaturalizzazione delle sue scarpate con specie autoctone mediante idrosemina (non effettuata). Per il ravaneto est è stata (mal) realizzata nel 2009 la vasca di sedimentazione al piede e sono oggi in atto i lavori di stabilizzazione (costruzione di bastioni trasversali in blocchi) e di scavo di un capiente solco per lo scolo delle acque, che le recapita nella vasca di sedimentazione. Terminati questi lavori di messa in sicurezza, è prevista sulla parte alta del ravaneto la realizzazione di due piazzali a servizio delle quattro cave, per la raccolta e vagliatura dei detriti, da trasportare poi a valle su camion; è previsto infine il rinverdimento dell’intero ravaneto.

 

Preoccupazioni conseguenti ai lavori

Considerato che la durata prevista dei lavori è piuttosto lunga (due anni), le preoccupazioni dei residenti sono comprensibili: se i lavori non vengono eseguiti a regola d’arte, infatti, la vagliatura e movimentazione dei detriti sui futuri piazzali può accentuare la frequenza e l’entità degli apporti di fanghi sulle strade. Il recente episodio conseguente ad una modesta pioggia accresce le preoccupazioni anche perché nel corso di due anni non si possono certo escludere precipitazioni di ben maggior entità.

In effetti, punti fermi del progetto, confermati in tutte le varianti e nelle relative prescrizioni, sono la riapertura del deflusso del fosso Calocara (chiuso dal tamponamento con mattoni delle arcate del ponte) mettendo in opera un tubo Finsider del diametro di 1,5 metri e la realizzazione della vasca di sedimentazione al piede del ravaneto est. Le prescrizioni precisano che i piazzali di movimentazione dei detriti sulla parte alta del ravaneto siano realizzati solo dopo la riapertura del Fosso Calocara e la messa in sicurezza del piede del ravaneto (con bastioni di contenimento e un canale di scolo delle acque).

 

Interventi mal concepiti (maggior rischio)

Considerata la piena consapevolezza della necessità di riaprire il deflusso del fosso prima di procedere agli altri lavori, desta stupore e preoccupazione il fatto che, non solo lo sbarramento in mattoni delle arcate del ponte non sia stato rimosso nemmeno parzialmente (il previsto tubo Finsider da 1,5 m non è stato messo in opera), ma che nel costruire la vasca di sedimentazione sia stato realizzato un ulteriore sbarramento, dotato di tubi di scarico del tutto insufficienti a convogliare le portate di piena del fosso (Foto 5 e 9).

In poche parole, i lavori, anziché rimuovere un rischio, lo hanno aggravato: le portate di piena del fosso, non potendo defluire nell’alveo doppiamente sbarrato, saranno costrette a scorrere per le vie di Miseglia! (Foto 7).

 

Proposte di miglioramento del progetto attuale

Le considerazioni fin qui svolte conducono univocamente alla conclusione che, prima di procedere con i lavori, è necessario ripristinare il deflusso del Fosso Calocara, rimuovendo completamente la chiusura in mattoni delle arcate del ponte e l’argine della vasca di sedimentazione in modo da evitare che, in occasione di forti piogge, le acque di piena scorrano lungo le strade di Miseglia, trasformandole in torrenti. Eventuali vasche di sedimentazione (in linea all’alveo o laterali ad esso) per trattenere i fanghi e/o briglie selettive (per trattenere i detriti) potranno essere realizzate lungo il fosso.

Va ricordato che una seconda origine dei fanghi trascinati sulle strade sono quelle acque che, scorrendo lungo le rampe o infiltratesi nel corpo del ravaneto, riemergono al suo piede fuoriuscendo dagli interstizi tra i blocchi del bastione più basso. Una canalina al piede del bastione e un tubo dovrebbero intercettare queste acque convogliandole alla vasca di sedimentazione (Foto 10): tuttavia, per progettazione inadeguata, le hanno sempre recapitate in gran parte direttamente alla strada comunale (e oggi interamente, visto che il tubo è completamente intasato: Foto 11).

Per ovviare a questo inconveniente si propone la creazione di un ampio e profondo pozzo al piede del bastione che ne raccolga le acque e, tramite un capiente canale coperto da una griglia capace di sopportare il transito dei mezzi pesanti, le recapiti nell’alveo riattivato del fosso Calocara. Poiché il pozzo occuperebbe parte dell’attuale rampa di accesso, quest’ultima dovrebbe essere spostata di qualche metro. La soluzione è illustrata nella Foto 11.

Per inciso, si esprimono apprezzamenti per l’esecuzione (in corso) dei lavori di realizzazione dei nuovi bastioni di contenimento e per la pulizia e lo scavo del capiente solco volto a ripristinare l’alveo del Fosso Calocara lungo il pendio del ravaneto.

Si ricorda infine la necessità di eseguire i lavori di risistemazione ambientale (previsti ma non ancora effettuati) di entrambi i ravaneti, in particolare la rivegetazione delle superfici con specie autoctone e l’impianto di barriere arboree.

 

Una proposta radicale e lungimirante

Le proposte avanzate nel paragrafo precedente sono volte a risolvere i principali problemi individuati nel progetto attuale, mantenendo le finalità produttive del ravaneto, a servizio delle cave (deposito, vagliatura e asportazione dei detriti).

Considerato che, sebbene i rilievi tecnici ne abbiano rilevato la scarsa vulnerabilità «a fenomeni intensi e generalizzati di colate detritiche» e al «franamento di parti cospicue», la presenza del ravaneto est rappresenta comunque un pericolo potenziale nel caso di eventi meteorici eccezionali, è ovvio che, dal punto di vista della sicurezza, la sua completa rimozione fornirebbe certamente maggiori garanzie.

Ma ciò vale anche per l’aspetto paesaggistico e, soprattutto, per il problema dei fanghi. I due piazzali di vagliatura e movimentazione dei detriti saranno infatti sede di cumuli di terre che, in occasione delle piogge, saranno dilavate portando fanghi a valle. Da questo punto di vista, gli apporti di fanghi non potranno che aumentare rispetto alla situazione attuale.

Si chiede perciò di prescrivere fin d’ora, anche se con inizio lavori dilazionato di qualche anno, la stesura di un progetto di rimozione completa del ravaneto est (come già fatto ai ponti di Vara: Foto 8), ricavando nel corpo del ravaneto ovest (o direttamente in cava) le infrastrutture di servizio per i detriti.

 

Altri problemi (spiccioli, ma importanti)

Come si è visto, il trascinamento di fanghi sulle strada comunale dà origine, nei giorni successivi, al sollevamento di polveri da parte dei camion in transito. L’attuale lavaggio stradale settimanale è insufficiente, anche perché viene effettuato in maniera più speditiva (un solo passaggio con i getti dell’autocisterna) rispetto a prima (passaggi ripetuti per ripulire bene l’intera carreggiata). Gli abitanti di Miseglia chiedono pertanto alcune elementari misure:

  • almeno dopo le piogge, lavaggio scrupoloso (se necessario anche con lancia a mano) del tratto di strada sovrastante Miseglia (circa 400 m: dall’uscita della galleria all’imbocco della via d’arroccamento del ravaneto ovest);
  • installare un passaggio pedonale rialzato (Foto 12) in corrispondenza del cimitero di Miseglia (peraltro già promesso agli abitanti da oltre un anno), in modo da ridurre la velocità dei camion e il conseguente sollevamento di polveri;
  • nelle immediate adiacenze, installare una colonnina dell’acqua (Foto 12), lungo l’esistente tubo volante d’adduzione idrica al cimitero, dotata di rubinetto con raccordo da giardinaggio: ciò consentirebbe ai residenti di collegare una gomma da giardinaggio e di provvedere autonomamente a pulire la carreggiata quando ciò si rende necessario a supplire mancanze o insufficienze del lavaggio stradale con autocisterna.

Ci auguriamo che il Comune prenda in seria considerazione e dia una completa e tempestiva attuazione all’insieme delle proposte presentate, al fine di risolvere problemi annosi, non più rinviabili.

Carrara, 1 ottobre 2013
Legambiente Carrara

Foto 1. 17 settembre 2013: polveri sollevate dai camion in Via Miseglia Fantiscritti. Il lavaggio della strada non è stato sufficiente a rimuovere tutti i fanghi provenienti dal ravaneto e depositatisi sulla strada.
Foto 2. Dic. 2010: il sistema di intercettazione delle acque al piede del ravaneto lascia molto a desiderare: buona parte delle acque, com’è evidente dai detriti depositati, scorre lungo la rampa (frecce gialle) e finisce sulle strada comunale (si veda la Foto 3). La canalina di scolo in cemento è aggirata dalle acque, rendendo inutile il tubo (T) che, sottopassando la rampa, dovrebbe recapitare le acque nella vasca di sedimentazione (V).
Foto 3. Dic. 2010: i detriti grossolani trascinati dal ravaneto si depositano sulla strada, mentre le acque scendono lungo il paese (v. Foto 4).
Foto. 4. Dic. 2010. Le acque del ravaneto, giunte sulla strada comunale, scendono lungo via del Crocefisso (ridotta ad un vero torrente) che attraversa poi tutto il paese.
Foto 5. La vasca di sedimentazione (vista dall’alto) è stata realizzata sbarrando con un argine (A) l’alveo del Fosso Calocara (l’inserto mostra il lato esterno dello sbarramento in terre armate appena costruito, nel 2009). I tubi di scarico (frecce nere) sono del tutto insufficienti a smaltire le acque di piena del fosso che, perciò, escono dalla vasca riversandosi lungo le strade di Miseglia.
Foto 6. A monte della strada il Fosso Calocara è stato sbarrato dall’argine della vasca di sedimentazione. Le acque che riescono a passare dai tubi di scarico (v. Foto 5) incontrano subito un secondo sbarramento, rappresentato dalla chiusura in mattoni delle arcate del ponte sul quale correva la ferrovia marmifera (oggi via Miseglia Fantiscritti). Non stupisce dunque che le acque di piena del fosso siano costrette a defluire lungo le strade.
Foto 7. Il Fosso di Calocara (freccia blu) raccoglieva le acque dell’omonima valle (oggi colmata dal ravaneto est) e le recapitava nel Carrione di Colonnata. Poiché il fosso è stato sbarrato all’intersezione con via Miseglia Fantiscritti (all’uscita della galleria dell’ex ferrovia marmifera), le acque piovane, non potendo proseguire nel fosso, sono costrette a straripare e a scendere a valle utilizzando come alveo le vie di Miseglia (frecce gialle tratteggiate).
Foto 8. A sinistra, il ravaneto a monte dei ponti di Vara nel 2009: i profondi solchi d’erosione (frecce) testimoniano le notevoli quantità di detriti trascinate a valle dopo le piogge.
A destra (2013): dopo la rimozione del ravaneto affiora solo la viva roccia; non vi è perciò più alcun pericolo di colate di detriti e fanghi.
Foto 9. Lato strada dell’argine della vasca di sedimentazione: le acque fuoriuscite dai tubi di scarico della vasca (v. Foto 5), attraversato l’argine, recapitano in due pozzetti verticali (nell’inserto superiore il pozzetto principale visto dall’alto, col tubo da 60 cm) dai quali, attraverso un foro nel manto stradale (v. inserto inferiore), cadono nell’alveo situato sotto la strada, ove incontrano il secondo sbarramento (chiusura delle arcate con mattoni). Non solo non è stato rimosso quest’ultimo sbarramento ma, con la costruzione della vasca di sedimentazione, ne è stato realizzato un altro, con tubi di scarico di piccolo diametro, facilmente ostruibili e comunque assolutamente insufficienti a smaltire le portate di piena del fosso Calocara.

Foto 10. Sopra: le acque infiltratesi nel ravaneto riemergono dagli interstizi del bastione (B) e, raccolte dalla canalina (C), dovrebbero essere convogliate nella vasca di sedimentazione (V) dal tubo (T) che sottopassa la rampa (linee tratteggiate). In realtà, per cattiva progettazione, le acque si riversano sulla strada scorrendo lungo la rampa ed eludendo il tubo.
Sotto: il piede del ravaneto visto dall’alto; sullo sfondo si intravede Miseglia (freccia).

Foto 11. Rampa basale del ravaneto e vasca di sedimentazione viste da due angolazioni diverse: situazione attuale e proposte. L’elemento centrale della proposta è la riapertura dell’alveo del Fosso Calocara, attraverso l’eliminazione dell’argine (A) della vasca di sedimentazione (V) e la rimozione della chiusura in mattoni delle arcate del ponte. Qui sono illustrate le proposte per intercettare le acque che, infiltratesi nel ravaneto, riemergono dal bastione (B) posto al piede del ravaneto. Il sistema adottato nel 2009 consiste in una canalina in cemento (C) al piede del bastione e in un tubo (T) che, passando sotto la rampa attuale (RA), recapita le acque alla vasca di sedimentazione. Questo sistema non ha mai funzionato a dovere, tantomeno oggi che il tubo è completamente intasato da detriti (si veda il riquadro nella foto inferiore). Si propone perciò la creazione, al piede del bastione, di un ampio e profondo pozzo (P: area delimitata dalla linea turchese), che ne raccolga le acque e le recapiti al fosso mediante un ampio tubo sommitale o, meglio (in quanto facilmente ripulibile da intasamenti), un canale di scarico (CS) munito di una robusta griglia capace di sopportare il transito dei mezzi pesanti. Poiché il pozzo occuperebbe parte dell’attuale rampa di accesso (RA) questa soluzione richiede lo spostamento della rampa nella posizione (NR) delimitata dalle linee nere.
Foto 12. Ubicazione proposta per il passaggio pedonale rialzato (PP) e per la colonnina dell’acqua (C).

 



Per saperne di più:

Sugli annosi problemi di Miseglia (allagamenti e fanghi):

Esposto alla Procura: il Comune ha scelto di allagare Miseglia ad ogni pioggia (12/11/2012)

Fanghi di cava gratis su Miseglia (VIDEO 28/12/2010) durata: 10’ 26”

Miseglia invasa dai fanghi di cava: fino a quando? (28/12/2010)

Sulle problematiche tra cave, dissesto idrogeologico ed alluvione:

Terre nei ravaneti: rischio di frana e alluvione (VIDEO TG1 22/11/2011) durata: 1’ 23”

Dopo il crollo della palazzina sul Carrione: dibattito “Territorio fragile: maneggiare con cura”. La relazione di Legambiente “Maltempo o malgoverno?” (15/11/2010)

Aspettando la prossima alluvione: gli interessi privati anteposti alla sicurezza (26/3/2007)

In attesa della prossima alluvione: porre ordine alle cave (15/3/2007)

Cave, ravaneti, alluvione: che fare? (Conferenza su alluvione: Relazione Piero Sacchetti, 11/10/2003: PDF, 37 KB)

Fenomeni di instabilità sui ravaneti (Conferenza su alluvione: Relazione Giuseppe Bruschi, 11/10/2003: PDF, 1,1 MB)

Carrione, sicurezza e riqualificazione: un binomio inscindibile (Conferenza su alluvione: Relazione di Giuseppe Sansoni, 17/3/2006: PDF, 3,2 MB)

Come le cave inquinano le sorgenti. Ecco le prove. Come evitarlo (Conferenza, relazione di Giuseppe Sansoni, 17/3/2006: PDF, 3,2 MB)

Alluvione Carrara: analisi e proposte agli enti (11/10/2003)

 

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