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Impianto pese e lavaggio: tutto da rifare?

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Il nuovo impianto di lavaggio delle Canalie è stato progettato tardivamente (ancora nel 2011 il Comune pensava ad un impianto solo lavaruote) e in maniera molto affrettata, tanto che la sua realizzazione ha ritardato di sei mesi l’apertura della strada dei marmi. E i risultati della fretta sono evidenti. Partiamo dagli aspetti che non richiedono alta tecnologia, ma solo semplice buonsenso.

 

Segnaletica inadeguata, turisti disorientati

I turisti, superata la rotonda (Foto 1), restano spesso disorientati dall’impianto di pese e lavaggio (Foto 3): molti, temendo di essere capitati in un impianto industriale o all’ingresso di un casello autostradale, si soffermano incerti e alcuni fanno dietro-front e se ne tornano via (Foto 2).

Foto 1. Alla rotonda la segnaletica è ben curata: entrambi i cartelli a destra e a sinistra indirizzano il turista verso le cave.
Foto 2. Percorsi nemmeno 50 m dalla rotonda, il turista resta disorientato e torna indietro verso la città (freccia).
Foto 3. L’impatto visivo dell’impianto disorienta i turisti, tanto più che la corsia loro dedicata è seminascosta (freccia) e mal segnalata.

 

Capita che anche chi ha imboccato la corsia giusta si fermi perplesso, temendo d’essersi sbagliato (Foto 4 e 5). Del problema devono essersene accorti anche in Comune visto che ai primi di ottobre (dopo oltre 5 mesi) il cartello fuorviante (foto 5A) è stato sostituito con uno solo un po’ meno fuorviante (Foto 5B): insomma non proprio il massimo di tempestività, chiarezza ed efficienza.

Foto 4. Il bus turistico, imboccata la corsia giusta curvando a sinistra, si ferma perplesso, disorientato dalla corsia stretta e dal segnale che (erroneamente) lo invitava a girare a destra.
Foto 5. Il segnale A indica erroneamente ad auto e bus di girare a destra, anziché a sinistra. Dopo 5 mesi è stato sostituito dal segnale B che indica di tirare dritto (contro il guardrail).

 

Nella simulazione grafica della Foto 6 ci permettiamo di suggerire uno schema di segnaletica concepito in base al principio (che dovrebbe sempre ispirare la segnaletica) di mettersi nei panni di un turista che, vedendo inaspettatamente terminare la strada in un impianto con 6 tunnel (2 di lavaggio e 4 di pesatura: Foto 3), non può che provare un certo disorientamento.

Foto 6. Simulazione grafica della nostra proposta di segnaletica: a sinistra il cartello che dovrebbe sostituire quelli della foto 5 (si noti che indica correttamente ad auto e bus di girare a sinistra, nella corsia successiva a quelle dirette alle pese); a destra, sul guardrail, si suggeriscono indicazioni segnaletiche di conferma.

 

Restando sul piano della segnaletica, ricordiamo che i segnali vanno concepiti per comunicare efficacemente con immediatezza il messaggio voluto. È pertanto deprecabile la segnaletica “indovinello” (Foto 7) e quella coperta dalla vegetazione (Foto 8). Un minimo di cura e lo sfalcio della vegetazione risolverebbero il problema.

Foto 7. Scendendo via Colonnata, circa 200 m prima dell’impianto di pese e lavaggio, c’è un segnale “indovinello” (freccia) che dovrebbe segnalare il limite di velocità di 30 km/h.
Foto 8. Scendendo verso Carrara, nell’area dell’impianto, la segnaletica che preannuncia la rotonda e le direzioni da prendere è mascherata dalla vegetazione.

 

New jersey abbandonati

Il progetto prevedeva, presso la rotonda, un’aiuola per separare il traffico di via Colonnata (da e verso Carrara) da quello proveniente da Torano (Foto 9). Per la fretta di concludere i lavori o per motivi di risparmio si è poi ripiegato sul posizionamento di una dozzina di new jersey bianchi e rossi in plastica. Per trasandatezza, però, i moduli new jersey non sono stati riempiti con acqua. L’incuria e la mancanza di controlli e manutenzione hanno fatto il resto: ad uno ad uno i moduli, essendo vuoti e leggeri, sono stati prima spostati e poi eliminati (Foto 10). Il risultato è che della dozzina di moduli originari ne restano solo due: così per i mezzi provenienti da Torano è troppo forte la tentazione di evitare la rotatoria e curvare a 360° verso Carrara, invadendo la corsia opposta col rischio di incidenti. Questo inconveniente, proprio perché avrebbe potuto essere evitato con un minimo intervento (semplicemente riempiendo d’acqua i moduli) rispecchia meglio di altri la trascuratezza che ha caratterizzato la progettazione, la realizzazione e la manutenzione.

Foto 9. Stralcio progettuale con spartitraffico (in verde chiaro), sostituito poi da moduli new jersey, nel cui varco passano i mezzi (freccia spessa) per evitare la rotatoria (il percorso corretto è indicato dalla freccia tratteggiata).
Foto 10. Mentre il camion proveniente da Torano si dirige verso la rotonda, l’auto (freccia) si accinge a curvare a destra, passando nel larghissimo varco tra i new jersey (meglio evidente nel riquadro in basso: freccia tratteggiata).

 

Curva stretta: bus turistici in difficoltà

La corsia che aggira l’impianto, per i mezzi diretti al monte, presenta una curva molto stretta, facilmente affrontabile dai camion, ma difficoltosa per i bus turistici (più grandi e meno manovrabili); molti bus vi riescono solo procedendo con grande prudenza (Foto 11). Ci è capitato di assistere ad un bus che, ritenendo insuperabile la curva, ha ripercorso l’intera corsia a marcia indietro (costringendo i mezzi retrostanti a fare altrettanto); poi ha ritentato ed è infine riuscito a superare la curva: oltre 5 minuti per fare 100 m! Viene da chiedersi se i progettisti abbiano tenuto conto che alle cave vanno ogni giorno anche i bus turistici o se abbiano deciso di sottoporne gli autisti ad un test di abilità. Questa curva, assieme a quella della adiacente corsia per i camion che escono dalle pese, va addolcita tagliando l’aiuola contigua (Foto 12).

Foto 11. Il bus turistico diretto alle cave si ferma per affrontare con cautela la stretta curva.
Foto 12. La curva per i bus e quella (interna) per i camion diretti al lavaggio devono essere addolcite (linee punteggiate).

 

Pedoni a rischio

Nella progettazione dell’impianto non si è tenuto conto dell’esistenza dei pedoni; non è stato pertanto realizzato un marciapiede né un percorso protetto (Foto 13). I pedoni, perciò, sono costretti ad attraversare l’area tenendosi vicini al muro e guardandosi bene le spalle; un’impresa improponibile per un disabile in carrozzella (Foto 14 e 15).

Perfino il tratto di marciapiede preesistente non è percorribile, visto che non si è avuta nemmeno l’accortezza di tagliare la vegetazione tappezzante di piracanta che ricopre sia il muro verticale che lo stesso marciapiede (col rischio di inciampare) e che, essendo spinosa, costringe il pedone a mantenersi a distanza (Foto 16). Nella realizzazione di un impianto di oltre due milioni di euro si potrebbe pretendere qualcosa di più! Per quanto appaia problematico, vista la strozzatura della corsia presso il lavaggio (Foto 17) è necessario realizzare un percorso protetto per i pedoni.

Foto 13. L’area dell’impianto può essere attraversata dai pedoni solo passando dal lato a monte: il marciapiede preesistente, però, non è percorribile (Foto 16), mentre il tratto restante, posto in curva, è privo di marciapiede e di qualsiasi protezione.
Foto 14. I pedoni (freccia) sono costretti ad attraversare l’area dell’impianto passando sulla carreggiata, senza alcuna protezione.
Foto 15. La tendenza dei camion a stringere in curva (freccia) fa comprendere quanto sia poco rassicurante per i pedoni attraversare l’area dell’impianto.
Foto 16. La siepe spinosa di piracanta, abbandonata a se stessa, invade il marciapiede preesistente, rendendolo inutilizzabile. È un altro simbolo visivo dell’incuria imperante.
Foto 17. La strozzatura della corsia discendente, in corrispondenza del tunnel di lavaggio, rende problematica la realizzazione di una corsia protetta per i pedoni.

 

Bus turistici e pedoni: una soluzione alternativa

Si è visto che per consentire ai bus turistici di salire agevolmente alle cave è necessario migliorare la segnaletica e addolcire l’attuale curva stretta, mentre per consentire il passaggio dei pedoni (disabili compresi) è necessario realizzare un percorso protetto.

Esiste, in realtà, una soluzione che risolverebbe entrambi i problemi: dirottare il traffico turistico verso le cave e quello pedonale sulla strada sottostante all’area dell’impianto, situata a pochi metri di distanza, tra l’impianto e il Carrione di Colonnata (foto 18).

Il breve tratto di strada (450 m), già esistente e già collegato a via Colonnata (Foto 19 e 20), potrebbe ospitare un largo marciapiede per quasi l’intera lunghezza: dovrebbe naturalmente essere asfaltato. I camion che salgono alle cave, invece, dovrebbero continuare a transitare dalla corsia attuale, esterna alle pese.

Foto 18. Vista satellitare dell’area (prima della costruzione dell’impianto): in tratteggio la strada che lo aggira, affiancando il torrente.
Foto 19. Ingresso di valle della strada che aggira l’impianto.       Foto 20. Uscita della strada che aggira l’impianto.

 

Passiamo all’impianto vero e proprio. Il tunnel di lavaggio è ben concepito. È dotato di ugelli con vari orientamenti per pulire la scocca e l’interno dei pneumatici; una serie di colonne laterali per pulire l’esterno dei pneumatici e una seconda serie per pulire il cassone e il portellone posteriore; il fondo è provvisto di griglia e presenta una breve discesa seguita da un tratto in piano e da una breve uscita in salita, per favorire lo sgocciolamento.

Peccato che i progettisti non abbiano pensato che per lavare un camion occorre che questo proceda lentamente nel tunnel, sostandovi almeno 20-30 secondi. Non avendo previsto né una sbarra in ingresso né una in uscita, i camion percorrono il tunnel in pochi secondi, col bel risultato che non vengono lavati, ma fanno giusto in tempo a bagnarsi, pronti a sgocciolare le acque fangose appena usciti dall’impianto: l’esatto contrario dell’obbiettivo desiderato! In queste condizioni sarebbe meglio spegnere del tutto il lavaggio.

Così con l’asfalto bagnato (Foto 21) d’inverno sorgerà un problema di sicurezza per il rischio di ghiaccio, mentre per tutto l’anno, vi è il problema delle polveri generate dal disseccamento dei fanghi (Foto 22) e risollevate dal transito dei mezzi (Foto 23 e 24).

Foto 21. All’uscita del tunnel di lavaggio l’asfalto bagnato rischia di creare problemi di ghiaccio, in inverno.
Foto 22. I fanghi sgocciolati dai camion usciti dal tunnel di lavaggio disseccano, pronti a generare polveri.
Foto 23. Rotonda: il transito dei mezzi pesanti risolleva nuvole di polveri in tutta l’area dell’impianto.
Foto 24. Area pese: il transito dei mezzi pesanti risolleva nuvole di polveri in tutta l’area dell’impianto.

 

Se i camion non vengono lavati, in compenso i vetri e gli specchietti vengono opacizzati (per il flocculante o, comunque, la sporcizia presente nell’acqua di lavaggio), costringendo gli autisti scrupolosi a fermarsi per pulirli (Foto 25 e 26); la maggioranza, invece, prosegue senza fermarsi, sebbene la ridotta visibilità sia un fattore di rischio.

Il gestore dell’impianto deve essere richiamato alle sue responsabilità: deve installare le sbarre in entrata e in uscita dai tunnel, garantire acqua pulita per il lavaggio e attivare la sezione di asciugatura.

Foto 25. L’autista, sale sulla portiera per pulire e asciugare vetri e specchietti.
Foto 26. L’autista, pulito lo specchietto destro, procede con il sinistro, usando lo straccio e un flacone di tergicristallo (frecce).

 

Il tunnel di lavaggio e asciugatura: peccato che non asciughi

Se il risultato della sezione di lavaggio non è la pulizia dei camion, bensì l’opacizzazione di vetri e specchietti e la dispersione di fanghi che generano polveri, i problemi della sezione di asciugatura sono stati brillantemente risolti disattivandola. Le ventole (Foto 27), infatti, sono talmente rumorose che si è preferito tenerle spente, visto il disturbo insopportabile arrecato alla sovrastante frazione di via dei Campi (Miseglia bassa: Foto 28).

Eppure il problema della rumorosità era stato fatto presente dai residenti ancor prima della costruzione dell’impianto e, naturalmente, ad essi erano state fornite rassicurazioni sull’assenza di disturbi.

Foto 27. Ventole di asciugatura e relative bocche soffianti (frecce) per i pneumatici e il cassone.
Foto 28. La frazione di via dei Campi, tormentata dal rumore delle ventole di asciugatura e di quello proveniente dalla galleria.

 

È dunque indispensabile sostituire o insonorizzare le ventole, altrimenti, senza asciugatura, tanto vale spegnere anche il lavaggio.

Viene da chiedersi però come sia stato possibile spendere due milioni di euro per un impianto di lavaggio e asciugatura che non lava né asciuga! Anziché dare oltre 4 milioni di premio alla ditta per l’anticipo dei lavori (che in realtà sono stati consegnati con oltre un anno di ritardo), non sarebbe meglio applicare penali ai progettisti per i risultati così deludenti?

 

Il tunnel di lavaggio e asciugatura: altri inconvenienti

Le colonne superiori di alimentazione degli ugelli, per il lavaggio dei cassoni, sono un po’ corte; perciò la fascia superiore dei cassoni non viene lavata (Foto 29 e 30). È necessario prolungarle di almeno tre ugelli ciascuna.

L’inclinazione dei getti idrici inferiori è stata giustamente progettata per pulire l’interno dei pneumatici dei camion, ma non sono stati previsti ugelli per i pneumatici delle auto e dei fuoristrada che, pertanto, non vengono lavati internamente.

Occasionalmente, poi, sorgono problemi gestionali, come il mancato funzionamento delle colonne degli ugelli superiori che comporta il mancato lavaggio dei cassoni (Foto 31 e 32).

Foto 29. La serie di ugelli superiori è corta: la fascia superiore del cassone (freccia) non viene ma lavata.
Foto 30. Un’ampia fascia del cassone non viene mai lavata (freccia): occorre prolungare l’altezza delle colonne portaugelli.
Foto 31 e 32. Guasto occasionale: vengono lavati solo i pneumatici, mentre gli ugelli superiori (frecce) non funzionano: il cassone non viene lavato.

 

Vi sono poi altri piccoli inconvenienti, facilmente risolvibili, la cui mancata soluzione testimonia l’incuria della gestione, resa possibile anche dal disinteresse dell’amministrazione comunale. Ne sono un esempio griglie delle caditoie stradali rumorose al passaggio di ogni camion (Foto 33) e piastre di copertura della vasca di raccolta delle acque usate che entrano in vibrazione col funzionamento delle pompe (Foto 34). Occorre disconnettere i contatti di ogni piastra dal suo telaio, mediante l’interposizione di fasce in gomma. Ma, soprattutto, occorre responsabilizzare il gestore.

Foto 33. La griglia della caditoia sobbalza rumorosamente al passaggio dei camion. Basterebbe una fascetta in gomma.
Foto 34. Le piastre metalliche di copertura della vasca di raccolta delle acque usate vibrano rumorosamente con le pompe.

 

La galleria del frastuono

Restando sul tema del rumore non può essere sottaciuto il rumore infernale prodotto dai ventilatori delle gallerie della strada dei marmi (Foto 35) e che viene “sparato” sulla frazione di Miseglia bassa (Foto 36). Più che da misurazioni acustiche, per rendersi conto dell’intensità del rumore bisogna entrare in galleria ed ascoltare con i propri orecchi. Basti pensare che il rumore dei ventilatori è tale da coprire completamente quello dei camion che ti sfrecciano accanto: non ci accorge nemmeno del loro passaggio! Per verificarlo basta guardare il video Strada dei marmi: la galleria del frastuono.

Foto 35. I ventilatori (frecce gialle) per l’areazione della galleria e l’aspirazione di polveri e gas di scarico; a lato, il marciapiede, protetto da un muretto (freccia bianca).
Foto 36. La galleria S. Croce funziona come una canna di fucile che “spara” il rumore infernale dei ventilatori sulla frazione di via dei Campi (freccia).

 

Il rumore infernale dei ventilatori è tale da richiedere una soluzione. Temiamo che la semplice riduzione della velocità dei ventilatori non sia in grado di risolvere il problema e che occorrerà perciò sostituirli interamente con altri silenziati (sono un centinaio) o addirittura cambiare totalmente sistema: ad es. condutture munite di bocche di aspirazione, i cui motori aspiranti siano collocati al di fuori delle gallerie, in locali insonorizzati. In ogni caso ciò testimonia una grave e ingiustificabile sottovalutazione del problema in fase di progettazione: sarebbe perciò un esempio di serietà e di oculata amministrazione del denaro pubblico addebitare ai progettisti i costi della soluzione.

 

L’ordinanza camion puliti: definitivamente sepolta?

Per registrare il rumore dei ventilatori abbiamo naturalmente dovuto entrare nella galleria, sostando sul marciapiede protetto dall’apposito muretto (Foto 35). Poiché la galleria è vietata al transito pedonale siamo stati giustamente multati dai vigili, prontamente intervenuti; ciò testimonia l’efficacia delle telecamere e del sistema di trasmissione video al comando della polizia municipale, nonché la solerzia dei vigili, meritevole di encomio.

Tuttavia, vista l’efficienza del sistema, non comprendiamo come mai non venga utilizzato per sanzionare i camion che violano l’ordinanza comunale n. 16513/2006. Il carico che supera le sponde del cassone, ad esempio, è facilmente rilevabile a colpo d’occhio (Foto 37 e 38) anche esaminando comodamente, dal comando della polizia, i video trasmessi dalla telecamera. In ogni caso va riconosciuta la coerenza della polizia municipale col comportamento adottato in questi anni verso i camion del marmo: 2-3 camion multati il mese (3.544, invece, le multe mensili alle auto), contro le 255 violazioni giornaliere da noi scrupolosamente documentate nel video Alla polizia non piace l’ordinanza camion puliti.

Foto 37 e 38. Impianto di pesatura e lavaggio: le scaglie sporgenti sono ben visibili anche ad occhio nudo.

 

Lavaggio stradale

Visti i fanghi depositati sull’asfalto dell’area dell’impianto e le conseguenti condizioni di polverosità, è del tutto evidente la necessità di un accurato lavaggio giornaliero dell’intera area; c’è da auspicarsi che, una volta messo l’impianto in grado di lavare e asciugare i camion, sia possibile diradare l’intervento. Anche la stessa strada dei marmi necessita di un lavaggio: tra l’altro, la pulizia dell’asfalto, riducendo la polverosità, potrebbe ridurre la frequenza di attivazione dei ventilatori (innescati automaticamente dai rilevatori di polveri) e quindi il relativo rumore.

Non va però trascurato il fatto che il transito dei camion imbratta anche le strade comunali montane in tutti i bacini marmiferi. Sebbene comporti un costo addizionale, è perciò necessario, come soluzione provvisoria, almeno un lavaggio settimanale delle strade montane, con maggior cura nei tratti abitati.

È tuttavia ora di finirla di far pagare ai carraresi il costo dei problemi creati dagli imprenditori del marmo: è necessaria un’ordinanza che obblighi all’installazione di un impianto lavaruote da cantiere al piede di ogni via di arroccamento, in modo che i camion si immettano già puliti nella viabilità comunale.

Per inciso, è appena il caso di ricordare che l’imbrattamento della sede stradale è di per se stesso una violazione del codice della strada (art. 15), sanzionabile (da 39 a 159 € e con l’obbligo del ripristino dei luoghi, cioè della pulizia) sebbene non sanzionata. Viene da chiedersi se a Carrara, per le cave, esista un tacito esonero dal rispetto del codice della strada.

 

Conclusioni

La costruzione della strada dei marmi è stata veramente una grande opera che ha risollevato le condizioni di vivibilità urbana. Tuttavia le dichiarazioni trionfalistiche che l’hanno accompagnata vanno decisamente ridimensionate: se infatti –accanto ad interventi innovativi (quali la via di fuga antincendio sospesa)– esaminiamo gli aspetti immediatamente percepibili alla sola vista, descritti in questo intervento, ne emerge un giudizio molto severo sia sulla progettazione che sulla gestione.

La doverosa correzione di alcuni clamorosi errori progettuali (ad es. la rumorosità dei ventilatori nelle gallerie e delle soffianti nei tunnel di asciugatura) ha conseguenze economiche rilevanti: l’amministrazione comunale avrà il coraggio di esigere il risarcimento dai progettisti o, come al solito, scaricherà il costo su tutti i carraresi?

Ancor più ingiustificabile, tuttavia, è l’incuria generalizzata testimoniata dai numerosi problemi che, pur essendo evidenti e di soluzione semplice, rapida ed economica, sono lasciati marcire nell’indifferenza generale. Cosa ci vuole, infatti, a versare un po’ d’acqua nei moduli new jersey, a mettere qualche fascia gommata alle caditoie stradali e alle piastre metalliche dell’impianto di ricircolo, a fare cartelli segnaletici che aiutino gli autisti anziché disorientarli, a sfalciare la vegetazione che copre i segnali stradali, a mettere le sbarre ai tunnel di lavaggio, ecc.? Per queste cose basterebbe solo un po’ di cura, di amore per il proprio lavoro e per la città.

Preso atto che amore e cura sono del tutto assenti nella gestione dell’impianto, l’amministrazione comunale deve responsabilizzare il gestore: a lui, infatti spetta individuare minuziosamente e risolvere ogni problema, di propria iniziativa; non gli deve essere permesso di disinteressarsene impunemente! Se dunque la trasandatezza è imperante fin dal primo giorno di apertura dell’impianto, la responsabilità ultima è dell’amministrazione che lo permette: il Comune deve diffidare il gestore e, in caso di inadempienza, rescindere il contratto e cambiare gestore esigendo prestazioni elevate e interventi tempestivi e introducendo clausole contrattuali fortemente dissuasive verso l’incuria.

Finora l’incuria del gestore è stata il semplice riflesso dell’incuria del Comune; ci auguriamo che l’amministrazione incarichi dei responsabili di verificare assiduamente il perfetto funzionamento dell’impianto e delle sue adiacenze e, soprattutto, faccia in modo che rispondano veramente e personalmente del loro operato.

Carrara, 21 ottobre 2012
Legambiente Carrara

 



Per saperne di più:

Sul nuovo impianto di lavaggio camion di Miseglia bassa:

Sorpresa: si affrontano i problemi della strada dei marmi. Carrara sta diventando un Comune normale? (21/9/2012)

Il comitato di Miseglia sul futuro impianto lavaggio: studiare ora l’impatto e agire preventivamente (31/7/2011)

Nuovo impianto di lavaggio camion: il Comune non ripeta l’errore della vicenda polveri (8/7/2011)

Minimizzare l’impatto del futuro impianto di lavaggio camion (30/6/2011)

Nuovo lavaggio camion: il comitato rivendica il diritto di decidere sul proprio futuro (30/6/2011)

Nuovo lavaggio camion di Miseglia: il comitato chiede un incontro alla Progetto Carrara (28/6/2011)

Lettera aperta ai camionisti: preferite i camion puliti o i camion fermi? (10/4/2010)

Il nuovo impianto di lavaggio camion nasce sotto i peggiori auspici (27/2/2010)

Futuro lavaggio camion di Miseglia: gli abitanti chiedono prevenzione degli impatti (19/1/2010)

I nuovi impianti lavino anche la carrozzeria dei camion (8/11/2008)

I video sulle cave e sulle polveri sottili:

Strada dei marmi: la galleria del frastuono  (VIDEO, 21/10/2012) durata 4′ 42″

Alla polizia non piace l’ordinanza camion puliti (VIDEO) (VIDEO, 31/10/2011) durata: 20’ 39”

La banda del buco (le cave di Carrara a Report) (VIDEO, 3/4/2011) durata: 20’

Fanghi di cava gratis su Miseglia (VIDEO 28/12/2010) durata: 10′ 26″

2011 Odissea nelle polveri (VIDEO, 4/2/2011) durata: 7’ 55”

Le polveri evitabili – 3. (quelle del sindaco) (VIDEO, 16/9/2010) durata: 18’ 05”

Le polveri evitabili – 2. L’impianto della vergogna (VIDEO, 25/8/2010) durata: 10’ 51”

Le polveri evitabili – 1. I camion del marmo (VIDEO, 25/4/2010) durata: 8’ 55”

I bisonti del marmo: polveri a volontà (VIDEO, 15/4/2010) durata: 7’ 13”

 


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