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Campi elettromagnetici: no all’aumento dei limiti di esposizione. Un rischio per la salute di tutti

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Legambiente e Medici per l’Ambiente: la diffusione della banda ultralarga è fondamentale, l’aumento dell’esposizione no 

Nel nostro Paese si discute sempre di più della necessità di innalzare i limiti di legge in tema di elettromagnetismo, anche per cogliere appieno le potenzialità dello sviluppo della tecnologia 5G. Eppure non esiste nessuna ragione tecnica, se non quella economica, per farlo. Esistono invece ragioni sanitarie, anche ormai piuttosto evidenti, per evitare che questo accada.

È per questo motivo che, a livello nazionale, Legambiente ha lanciato una petizione al Governo Draghi perché la “transizione digitale”, sicuramente necessaria, non vada a scapito della “transizione ecologica” e della salute dei cittadini.

Nelle intenzioni del ministro Colao, l’Italia dovrebbe «adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei» e contemporaneamente «escludere l’opponibilità locale se i protocolli nazionali sono rispettati». Col primo obiettivo gli attuali limiti nazionali di campo magnetico (6 V/m e 0,1 Watt/mq) verrebbero decuplicati fino a 61 V/m e 10 W/mq. Merita sottolineare che il termine “adeguare” è mistificatorio in quanto l’Europa, fissando il limite di 61 V/m, ha solo voluto indicare un valore massimo da non superare ai Paesi che non avessero già provveduto a legiferare in materia, consentendo qualsiasi altro valore nazionale al di sotto dei 61 V/m. Col secondo obiettivo le comunità locali, e gli enti pubblici che le rappresentano, sarebbero totalmente private dei poteri di pianificazione e di limitare l’esposizione dei cittadini ai campi elettromagnetici.

Per questo crediamo che l’iniziativa nazionale non sia sufficiente, ma debba avere un’articolazione diffusa e capillare. Per questo chiediamo che le istituzioni locali (i consigli comunali e il consiglio provinciale) discutano di questo tema e approvino ordini del giorno nei quali sia chiara l’opposizione ai disegni del Governo e con i quali sia fortemente rivendicato il potere di limitare le esposizioni, particolarmente e a maggior ragione per tutti quei siti sensibili come asili, scuole, strutture sanitarie e assistenziali: una tutela che sarebbe invece impossibile se si affermasse la “dottrina Colao”.

A livello nazionale i primi firmatari dell’appello, col presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, sono state personalità di spicco della ricerca medica e scientifica quali Pietro Comba del Collegium Ramazzini e Fiorella Belpoggi, direttrice Istituto Ramazzini; Roberto Romizi, presidente ISDE (Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente), Rosalba Giugni, presidente di Marevivo e Fausto Bersani Greggio, fisico e consulente della Federconsumatori della Provincia di Rimini.

Vogliamo quindi rilanciare e amplificare anche a livello locale questo appello e questa mobilitazione: il territorio apuano è densamente “popolato” da impianti di telefonia cellulare (stazioni radio base) come si può leggere dalle mappe del SIRA.ARPAT (Fig. 1).

Se dunque da un lato il digital divide (che sicuramente il nostro territorio soffre in modo particolare) può essere colmato preferendo lo sviluppo della fibra ottica, dall’altro il principio di precauzione esige che anche l’introduzione del 5G, se necessaria, avvenga senza aumentare i rischi di esposizione alle radiazioni non ionizzanti come i campi elettromagnetici.

Nota: la petizione è on line e si può aderire attraverso la pagina FB di Legambiente Carrara o all’url https://attivati.legambiente.it/page/67542/petition/1?locale=it-IT

                     Circoli Legambiente                                         Medici per l’Ambiente
      Carrara, Lunigiana, Massa-Montignoso                               Massa Carrara
 

Fig. 1. Localizzazione impianti di telefonia cellulare (SRB). Fonte: https://sira.arpat.toscana.it/sira/misure_rf/portale.php

 

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