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Osservazioni preliminari alla variante al piano strutturale di Carrara.

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Premessa

I momenti di pianificazione del territorio di un Comune sono sempre occasioni importanti per le scelte, per le opportunità, per il futuro che si può delineare, alle quali i cittadini devono essere massimamente interessati e nelle quali devono essere pienamente coinvolti.

Nel caso del piano strutturale del Comune di Carrara una premessa particolare è però doverosa.

 

Carrara ha già un buon piano strutturale. Perché stravolgerlo?

Il territorio comunale di Carrara è già dotato di un efficace strumento di pianificazione e di governo del territorio: il piano strutturale del 1998 coordinato dal Prof. Pontuale.

Il piano strutturale “Pontuale” è un buon piano, impostato su linee generali condivisibili, con principi fondanti corretti per un equo, sostenibile ed equilibrato sviluppo/gestione del territorio.

Non se ne capisce pertanto, oggi, la necessità di una revisione; soprattutto un radicale stravolgimento di talune parti, le quali invece hanno garantito fino ad ora almeno alcune forme di tutela e salvaguardia di certe porzioni del territorio comunale.

 

Viene prevista la demolizione della rete di salvaguardia delle colline

In questo quadro, la situazione più critica che rileviamo è pertanto la demolizione della rete di salvaguardia territoriale prevista dal piano strutturale del ’98 per la fascia pedecollinare e collinare in generale, ma soprattutto nella parte ovest del territorio comunale, a margine della strada statale Aurelia, fino ai confini con il Comune di Ortonovo.

La disciplina del vigente piano, infatti, attraverso una sapiente applicazione delle normative regionali in materia di zone agricole ed un equilibrato mix tra fasce verdi agricole e zone urbanizzate residenziali, ha consentito in questa zona pedecollinare uno sviluppo residenziale sufficientemente sostenibile, che ha preservato, negli aspetti di insieme, le ormai rarissime specificità ambientali e paesaggistiche di questo territorio, peraltro già pesantemente martoriato nelle zone circostanti.

La nuova pianificazione, oggi proposta, azzera questo interessante risultato, prevedendo una nuova massiccia urbanizzazione della fascia pianeggiante ai piedi delle colline e dunque una saldatura con le aree costruite presenti all’intorno.

Saldatura che genera un nuovo pesante impatto paesaggistico ambientale, aggravando le condizioni di degrado territoriale e di destrutturazione urbana presenti nei contesti circostanti.

 

Variante non necessaria: semmai sarebbe bastato un aggiornamento migliorativo

Se una variante al piano strutturale previgente, ormai decennale, doveva proprio essere messa in campo, poteva essere indirizzata ad un mero aggiornamento di alcuni principi fondanti ed a una revisione ammodernamento di alcune normative di attuazione, sulla base dei seguenti principi generali:

  • uso e governo sostenibile del territorio, in stretta attuazione dei principi dell’attuale legge urbanistica regionale, operativa dal 2005;
  • l’assoluto stop ad ulteriore consumo della risorsa non rinnovabile “territorio”; pertanto il mantenimento dei limiti delle aree urbane vigenti e nessuna nuova costruzione in aree vergine o non ancora insediate/trasformate, in espansione delle aree urbanizzate esistenti;
  • riuso e valorizzazione, anche con interventi di sostanziale trasformazione urbana, di tutto il territorio già insediato e soprattutto del costruito esistente, anche con semplificazioni normative e procedurali;
  • riduzione del consumo delle risorse energetiche non rinnovabili, attraverso la promozione dell’edilizia eco-sostenibile e della bio-architettura;
  • prioritaria delle risorse territoriali, ambientali, naturali, anche attraverso l’applicazione dei nuovi sistemi di perequazione territoriale/ambientale;
  • riequilibrio del sistema urbano, alla luce degli sviluppi socio demografici dell’ultimo decennio, attraverso il continuo rafforzamento dei livelli di standard e di servizi pubblici, ed attraverso l’implementazione delle aree pubblicamente fruibili, delle aree verdi, degli spazi per la socialità.


I punti irrinunciabili che dovrebbero essere assunti

Sulla base dei principi sopra elencati, riteniamo che i primi irrinunciabili punti su cui dovrebbe lavorare una seria e lungimirante revisione del piano strutturale siano i seguenti, anche perché talora sono stati aspetti parzialmente tralasciati dal piano vigente o non perfettamente centrati in sede della sua attuazione, elencati in un ordine virtuale dai monti al mare:

  1. aumento del territorio dedicato al Parco delle Alpi Apuane;
  2. riassetto della viabilità dedicata all’area delle cave, in modo da creare un circuito chiuso esclusivo, direttamente connesso con la nuova strada dei marmi che non interferisca con la città e i territori extra bacino marmifero;
  3. riuso/recupero senza indugi dell’edificato esistente nei tessuti storici di Carrara e delle frazioni a monte, senza espansione del costruito;
  4. aumento delle zone dedicate a bosco nelle aree collinari e nelle fasce di cintura delle aree urbanizzate, anche in ragione di una funzione biologica e depurativa per le forme di inquinamento provenienti dalle zone urbanizzate;
  5. delocalizzazione in zone industriali specifiche di attività produttive incompatibili con le funzioni urbane residenziali;
  6. recupero della ex Ferrovia Marmifera a parco urbano lineare con percorso ciclabile turistico;
  7. sviluppo da Avenza al mare di un sistema a rete di piste ciclabili, in sede propria ed in sede protetta;
  8. riassetto del fronte mare interessato dal porto, senza sottrazione di spazi pubblici a favore delle aree mercantili/industriali, e con l’azzeramento delle incompatibilità tra le funzioni urbane turistiche dell’abitato di Marina di Carrara e le funzioni industriali mercantili del porto;
  9. implementazione degli spazi di fruibilità pubblica libera sul litorale e sull’arenile, comprendenti il mantenimento e l’implementazione delle pinete e delle aree verdi pubbliche sul litorale;
  10. creazione nella fascia di costa dei due nuovi poli di verde pubblico costituiti dal Parco di Villa Ceci e dall’area umida della Fossa Maestra, che vadano a costituire polarità dal punto di vista biologico, ambientale e fruitivo, anche in connessione con una riqualificazione ambientale (e non solo idraulica) dell’asta idrografica del Carrione.


Valutazioni sommarie, generiche, non partecipate, ai limiti delle leggi

Le ulteriori osservazioni che siamo nelle condizioni di muovere rispetto alla nuova normativa oggi in corso di adozione, anche in relazione a quanto è stato fino ad oggi possibile conoscere, sono di seguito sintetizzate, elencate pressoché in ordine all’articolato proposto.

Anzitutto rileviamo la redazione di una valutazione integrata degli effetti socio ambientali del piano, sommaria, viziata di genericità, ai limiti delle disposizioni di legge vigenti in materia (si veda la legislazione regionale sul governo del territorio: legge 1/2005 articolo 11).

Questo rilievo fa seguito anche ad un processo di formazione dello strumento di governo del territorio scarsamente partecipativo, in cui le, seppur varie, riunioni ed assemblee tenute dall’Amministrazione con la cittadinanza sono sempre state improntate ad una mera illustrazione del lavoro svolto o in corso di svolgimento ed a una ricerca di ratifica dell’operato, senza mai arrivare a vere partecipazioni attive, a forme di progettazione partecipata e collettiva.

Le premesse del nuovo piano risultano carenti anche sotto l’aspetto del quadro conoscitivo e dello statuto dei luoghi.
Il nuovo piano ripropone di fatto le analisi territoriali ed il quadro conoscitivo dello strutturale del 1998, pur a fronte delle sostanziali varianti e dei radicali stravolgimenti proposti rispetto al piano vigente.

 

Previsioni schizofreniche e pericolose

Una situazione di criticità nelle previsioni edificatorie è da rilevare per la zona più propriamente collinare, dove paiono risultare indici addirittura ben superiori anche alle residue, rare, zone agricole, e risulta applicabile in forma indiscriminata su tutta la zona (agricola o collinare) la categoria di intervento della “ristrutturazione urbanistica”!

Un vero controsenso in termini, in un territorio dove la finalità principale, dichiarata dallo statuto dei luoghi dello stesso piano, è la tutela e la conservazione o il ripristino di assetti naturali originali.

Nelle zone rurali ed aperte in genere (ma in quelle agricole collinari in particolare) il nuovo piano propone inoltre una disciplina sotto diversi aspetti “schizoide”; infatti, a fronte delle suddette ampliate possibilità edificatorie, addirittura della possibilità di cancellare le tipiche strade bianche rurali (peraltro tutelate anche da specifica legge regionale) con asfaltature indiscriminate, detta norme colturali e selvicolturali rigidissime, da rendere in taluni casi reali inapplicabile la norma (si pensi al taglio ed eliminazione delle specie infestanti, regionalmente riconosciute, come le robinie e l’ailanto).

Il piano proposto trasferisce alcune delle possibilità di intervento previste per le zone agricole, quali ad esempio i manufatti così detti “precari”, anche nelle zone boscate.

La riteniamo una previsione pericolosa: anzitutto in termini di principio non è opportuno affiancare le zone agricola e boscata, di fatto ben distinte in termini ambientali e territoriali e distinte anche da specifiche differenti legislazioni regionali, e secondariamente riteniamo che siffatte previsioni generino aspettative di trasformazione di un territorio che non ha alcun bisogno di trasformazioni, ma semmai di conservazione e ripristino.

Tra le previsioni che costituiscono elementi di criticità per il territorio agricolo collinare o pericollinare, vi è infine la disposizione per cui il piano pluriennale di miglioramento agricolo ambientale, con valore di piano attuativo, sia obbligatorio solo in presenza di interventi di ristrutturazione urbanistica o nuova costruzione con superficie utile lorda superiore a mq 100 e/o mc 300.

Li riteniamo limiti eccessivi, per un territorio di agricoltura marginale, scarsamente produttiva e di scarso valore economico occupazionale, quale quella del territorio carrarese, peraltro ci paiono anche in contrasto con le previsioni del piano territoriale di coordinamento provinciale.

 

Aberrazioni giuridico-urbanistiche

Il nuovo piano propone delle vere aberrazioni giuridico-urbanistiche, laddove ad esempio prevede, come nel caso della zona di Battilana e delle aree definite “adiacenti” il Viale XX Settembre, che il perimetro tra aree urbanizzate e non sia rimandato al Regolamento urbanistico (guarda caso strumento la cui approvazione è tutta interna all’Amministrazione comunale, senza le verifiche regionali ed i pareri degli altri Enti territorialmente competenti).

Quando invece la definizione di tale perimetrazione è la definizione di uno degli elementi strutturanti del territorio (che deve discendere dal “quadro conoscitivo” e dallo “statuto dei luoghi”) e dunque uno dei principali adempimenti del piano strutturale previsto per legge.

 

Villa Ceci: da Parco a zona urbanizzata

Scendendo verso la pianura, rileviamo anzitutto, con sommo disappunto (anche per quanto le associazioni di tutela abbiano ritenuto fondamentale e strategico nel corso di questi anni l’affermazione di un parco su una zona di costa così densamente abitata, così fortemente urbanizzata e talora così pesantemente degradata, e per questo si siano lungamente battute insieme a larghe fette della cittadinanza), ancora una volta il mancato accoglimento della creazione del Parco di Villa Ceci.

Anzi il nuovo piano strutturale segna un grave passo indietro rispetto alla già poco chiara e lungimirante previsione del precedente piano, relegando una questione territoriale delicata e complessa, come quella dell’ultima area aperta verde rimasta nella piana urbanizzata tra Avenza e Marina, ad una appendice delle articolate previsioni/disposizioni per il centro storico di Marina, definendo tale residua rarissima area verde come “un importante nodo posto a chiusura” del centro abitato di Marina, inquadrandola dunque (ma erroneamente, in quanto in realtà così non è) come una porzione del centro abitato e prevedendo di fatto una nuova vasta urbanizzazione/cementificazione dell’area, in quanto dispone che sia “da considerare funzionalmente e tipologicamente adeguato a svolgere funzione attrattiva turistico commerciale, espositivo-culturale e per servizi pubblici/privati, anche per elevare la qualità degli edifici, accrescendone le opere di manutenzione e di decoro”.

 

Dimenticata la mobilità ciclabile

Osserviamo infine, negli interventi per la mobilità, una cronica grave carenza in termini di previsione di un sistema organico, integrato, funzionale di mobilità ciclabile, adeguatamente ordinato e classificato sulla base delle tipologie dei percorsi attuabili e necessari alle esigenze della città (soprattutto per la zona costiera e gli abitati di Avenza e Marina). Le indicazioni fornite dalla normativa di piano sono infatti assolutamente generiche e banali.

In particolare ancora non viene recepito il recupero del tracciato della ex Ferrovia Marmifera, ai fini della realizzazione di una asse, non solo ciclo-pedonale, ma di una vera e propria “green way”: asse verde attrezzato, anche con funzioni di parco lineare storico urbano.

Per contro rileviamo per questo caso nel piano proposto pericolose genericità normative, che possono lasciare intendere anche il riuso della ex Marmifera per una strada veicolare.

Sempre negli interventi sulla mobilità, il nuovo piano proporrebbe “la costruzione nell’area centrale di Carrara di una stazione autolinee con funzione di raccordo tra i flussi provenenti dalla zona montana e la pianura”; la domanda ci sorge spontanea: si, buona idea, ma dove?

Ché a Carrara, in centro, non c’è più spazio neanche per qualche parcheggio per i residenti, visto che ad esempio l’area ex Montecatini è stata saturata da palazzoni? Forse l’attuale Amministrazione col nuovo piano vuole mettere in campo anche un programma di demolizioni in centro città?

Carrara, 25 settembre 2009
Legambiente Carrara

 



Per saperne di più:

Sul Piano Strutturale:

Carrara: dopo l’alluvione serve un’idea sana di sviluppo (20/11/2012)

Fermata la speculazione alla Fossa Maestra: adesso vogliamo riqualificarla? (25/3/2011)

Fossa Maestra, una lunga storia di abusi edilizi, omissioni pubbliche e interessi privati: esposto alla Procura (21/3/2011)

Legambiente presenta un mare di osservazioni alla variante al Piano Strutturale (29/3/2010)

Variante al piano strutturale: il Comune nasconde le carte, Legambiente le presenta in pubblico (27/2/2010)

Legambiente e Coldiretti chiedono un processo partecipativo per la variante al Piano Strutturale (19/1/2010)

Variante al piano strutturale: violata la legge sulla partecipazione. Appello al Difensore Civico regionale (26/10/2009)

Cemento o Parco a Villa Ceci? Il sindaco gioca sulle parole? (25/10/2008)

Prime osservazioni alla bozza di revisione del Piano Strutturale (23/8/2008)

Incontro con l’assessore all’urbanistica Vannucci: le nostre proposte (26/2/2008)

Cemento in vista: per il candidato sindaco Zubbani il piano strutturale è solo “lacci e lacciuoli” (3/3/2007)

Osservazioni alla variante del piano dell’Arenile (16/9/2006)

Variante al Piano dell’Arenile. Speculazione in vista per l’area della Fossa Maestra (9/8/2006)

 


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