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M. Borla: basta scempio ambientale e della legalità. Chiudere cava Castelbaito

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Il Monte Borla e, ai suoi piedi, la cava Castelbaito Fratteta (in primo piano le cave ai piedi del M. Sagro).

Spett.le Regione Toscana
settore VIA-VAS – Opere pubbliche
di interesse strategico regionale
Piazza dell’Unità Italiana 1, 50123 Firenze

 
 
 
Oggetto: Avvio della presentazione della istanza di avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA) relativa al progetto di: Progetto di coltivazione della cava Castelbaito-Fratteta sita nel bacino n. 4 Monte Sagro Morlungo e Bacino Monte Borla – Comune di Fivizzano (MS). INVIO OSSERVAZIONI

 

Legambiente esprime profonda preoccupazione per il procedimento autorizzativo dell’attività estrattiva in oggetto nel Parco Regionale delle Alpi Apuane, Global Geopark Unesco, interessata da siti di Rete Natura 2000 e dai dispositivi del PIT Piano Paesaggistico Regionale, che comporterebbe elevati e diffusi impatti in aree di rilevanza naturalistica e paesaggistica assoluta e ad alta vulnerabilità, chiedendo pertanto una pronuncia negativa del procedimento in questione.

 

Osservazioni al progetto di “coltivazione cava Castelbaito Fratteta”, nel Comune di Fivizzano (MS) Marmi Walton Carrara srl

 

Dati incompleti, relazioni trasandate e contraddittorie

 

La relazione Tecnica è molto trasandata: prevede l’estrazione di 198.180 m3 in 5 anni (pari a 535.086 t), ma non si degna nemmeno di precisare la produzione prevista di blocchi e di detriti, il che non permette di verificare se risponda ai requisiti del PREAER (almeno il 25% in blocchi).

In mancanza di tali dati, la relazione Gestione detrito si basa su una produzione di 30.000 t/anno di detriti, avendo cura di tutelarsi precisando che si tratta di “dato dichiarato dalla Ditta” (si presume oralmente).

Prendendo per buone le 30.000 t/anno di detrito, ne risulterebbe una produzione di 150.000 t di detriti nei 5 anni che, rapportata alle 535.086 t di materiale estratte, darebbe una resa tanto miracolosa quanto inverosimile (blocchi 72%, detriti 28%). Ciò destituisce di ogni fondamento tutti i calcoli della relazione Gestione detrito, in quanto evidentemente basati su dati di partenza inattendibili.

In particolare, risultano infondati (abnormemente sottostimati) anche i quantitativi di detriti da porre in stoccaggio “temporaneo” (così denominato, anche se, come vedremo, di fatto sarebbe definitivo).

Ad accrescere la confusione, va osservato che la relazione Gestione detrito, contraddicendo se stessa, afferma più avanti (nel paragrafo “Stima quantità necessaria per la realizzazione della nuova infra­struttura viaria…” che la produzione di detrito sarà di 90.000 t/anno nei primi 3,5 anni e altre 90.000 t/anno nei successivi 1,5 anni.

Qui si tratta evidentemente di un errore nell’unità di misura, visto che a pag. 6 si riporta espressamente:

PRODUZIONE MATERIALE DI RISULTA 3 X p = 30.000 Ton/anno X 3 = 90.000 Ton/anno

È chiaro, infatti che 30.000 ton/anno x 3 fanno 90.000 ton (anziché ton/anno).

Tuttavia il calcolo per il “Quantitativo che verrà posto in stoccaggio momentaneo per essere diretto alla vendita e al deposito per l’intervento di riqualificazione (Ripristino)” si basa anch’esso su una produzione di detriti di 90.000 ton/anno.

In poche parole le due fondamentali relazioni citate sono del tutto inattendibili perfino sui dati più elementari sui quali devono basarsi le verifiche e le valutazioni; mancano dunque degli indispensabili requisiti di decoro e serietà.

 

Tutti i detriti saranno lasciati sul posto

  

Ovviamente la documentazione progettuale non dichiara che tutti i detriti saranno lasciati sul posto, ma ciò è desumibile non solo da quanto effettivamente si verifica da anni, ma da diversi elementi contenuti nella documentazione stessa.

In primo luogo, in chiusura della relazione Gestione detrito si precisa che «per raggiungere il fondovalle sono presenti due direttrici di collegamento:

  1. Direttrice Campocecina – Castelpoggio – Gragnana – Carrara. Viabilità condizionata al solo trasporto del blocco come da ordinanza del sindaco di Carrara. Possibile transito di massi da scogliera previo autorizzazione contingentata.
  2. Direttrice Campocecina – Spolverina – Marciaso – Tenerano – Monzone (Comune di Fivizzano) – Aulla. Attualmente risulta chiusa alla viabilità in quanto oggetto di evento franoso. In fase di riattivazione».
  3. La direttrice Campocecina – Spolverina – Passo del Cucco – Tendola (Comune di Fosdinovo) – Ceserano (Comune di Fivizzano) – Aulla è limitata al trasporto con automezzi inferiori a 30 tonnellate (ad es.: autoarticolati non possono transitare).

Ci permettiamo soltanto un appunto alla frase “in fase di riattivazione”, che sarebbe più corretto definire “da molti anni in attesa dell’avvio della fase di riattivazione”.

In ogni caso l’assenza stessa di transitabilità camionabile per i detriti è la dimostrazione più evidente che questi saranno abbandonati sul posto, a meno che si realizzino altre infrastrutture (come la “Teleferica del Balzone” costruita nei pressi nel 1907 e precipitata nel 1956).

Autorizzare il piano d’escavazione comporterebbe dunque un ulteriore incremento dei detriti abbandonati, accentuando proprio quel degrado in un ambiente paesaggistico di altissimo pregio che il PIT si propone di ridurre.

Peraltro, anche in altre parti della relazione Gestione detrito, tra le righe si ammette implicitamente l’impossibilità di allontanare i detriti. Ad es. a pag. 3 si dice che «per il cantiere “ Basso” la coltivazione attualmente risulta sospesa e risulta in parte occupato dai detriti rilasciati dal cantiere “Alto” per essere poi allontanati da ditta specializzata»: gli aspetti taciuti, naturalmente, sono “da quanto” i detriti giacciano sul posto e “quando” saranno allontanati da ditta specializzata.

Alle pag. 7-8 si dice che, per contratto con la proprietà (Comunione dei beni sociali di Vinca), la cava non può allontanare i detriti, ma deve lasciarli in siti di stoccaggio dai quali saranno asportati da ditte per la produzione di granulati. In poche parole, la cava declina le responsabilità sull’asportazione dei detriti demandandola ad altre ditte che, mancando la viabilità, non possono certo assicurarla.

Infine, nella relazione Tecnica (pag. 5) «si tiene a precisare che la potenza del giacimento marmoreo è tale da consentire la coltivazione per un periodo di tempo assai più lungo di quanto è stato previsto con il presente progetto. Pertanto gli elaborati grafici che identificano il più probabile stato finale sono al tempo stesso rappresentativi anche del più probabile Stato Attuale nel successivo piano e programma di lavoro». In altre parole, proponendosi la prosecuzione dell’escavazione, la ditta dà per scontato che anche i detriti formalmente stoccati in cava per il ripristino finale resteranno abbandonati in loco.

Suona perciò quasi come una beffa l’affermazione, perentoria negli intenti, che «La destinazione di riutilizzo delle rocce e terre da scavo è certa e determinata, è identificata al capitolo 5) DATI DEL SITO DI STOCCAGGIO» nel quale, ahimè, sono riportati i periodi già citati sull’assenza di viabilità camionabile e sul contratto che vieta alla cava l’allontanamento dei detriti.

In relazione a quanto esposto risulta pertanto:

  • l’attività nella cava Castelbaito Fratteta può essere esercitata solo avendo la possibilità di smaltire ed allontanare i detriti della lavorazione da un sito di alto valore paesaggistico e naturalistico, già interessato da abnormi cumuli abbandonati nel corso degli anni;
  • tutte le strade utili per il trasporto a valle del detrito non sono utilizzabili a tale scopo.

Segnaliamo quindi che l’autorizzazione al progetto di coltivazione in oggetto comporterebbe l’aggravamento della situazione con ulteriori accumuli in sito di detriti e pertanto chiediamo un pronunciamento negativo al procedimento in questione.

 

Gestione delle acque

 

Nel breve paragrafo della relazione Tecnica sul ciclo delle acque si afferma che la permeabilità dell’ammasso roccioso, essendo tipica delle zone calcaree, è di basso-medio grado, contraddicendo quanto noto anche ai profani e quanto giustamente riportato nella relazione Geologica (permeabilità di grado molto elevato).

La relazione Geologica, comunque, riporta diversi elementi che dimostrano l’elevata vulnerabilità all’inquinamento: l’elevata permeabilità del giacimento marmoreo per fratturazione e carsismo; la possibilità di formazione di un acquifero per presenza di un livello argillitico; la mancanza di scorrimento superficiale (salvo con piogge molto intense) poiché le acque si infiltrano nel substrato roccioso; la presenza, sul fronte orientale della cava Castelbaito, di un livello argillitico che «costituisce sicuramente una direttrice di infiltrazione profonda delle acque meteoriche».

Ne dovrebbero pertanto discendere accorgimenti (in primo luogo il costante mantenimento di una scrupolosa pulizia delle superfici di cava) per evitare che le acque meteoriche dilavino marmettola e altri inquinanti e, infiltrandosi nelle fratture carsiche, li trascinino nell’acquifero.

Al contrario, l’accorgimento principale adottato è lasciare sui piazzali spessi strati di terre e marmettola (peraltro ben visibili anche nella foto di copertina di ogni relazione, solcati dalle impronte degli pneumatici) che, «compattata dal continuo passaggio dei mezzi meccanici, riempie e cementa le fratture presenti rendendo impermeabile l’ammasso roccioso».

Questa autodenuncia è la prova più evidente che, anziché tenere scrupolosamente pulita la cava, si favorisce la penetrazione della marmettola nelle fratture confidando sul fatto che, prima o poi, queste saranno completamente intasate dalla marmettola stessa e che, comunque, le acque infiltratesi «vanno ad alimentare una circolazione sotterranea di cui si perdono le tracce».

Non si può dunque sostenere che il progetto della cava abbia prestato le dovute attenzioni ad evitare l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee.

Ci risulta inoltre che il proponente non abbia ottemperato alle prescrizioni previste con pronuncia di compatibilità ambientale n. 22 del 31.10.2014 e sollecitate con pronuncia di compatibilità ambientale n. 19 del 30.10.2015.

  • prescrizione 1) “come da parere Arpat di Massa Carrara, si prescrive di effettuare il monitoraggio del detrito allontanato con rendicontazione semestrale, i cui risultati dovranno essere utilizzati per regolare il proseguimento delle lavorazioni.”
  • prescrizione 2) “preliminarmente ad ogni tipo di lavorazione dovranno essere rimossi dalle aree non più oggetto di lavorazioni tutti i rifiuti presenti e ne dovrà essere attestata l’avvenuta rimozione, tramite documentazione fotografica, entro sei mesi dalla notifica del presente atto.”
  • La pronuncia di compatibilità ambientale n. 19 del 30.10.2015, sollecitando l’ottemperanza della prescrizione di cui sopra, chiede esplicitamente: “Il proponente dovrà ottemperare alla prescrizione n. 2) della PCA n. 22 del 31.10.2014 trasmettendo al Parco e alle altre Amministrazioni interessate la relativa documentazione, entro 30 giorni dal ricevimento del presente atto.”
  • La prescrizione 5) “Si richiede di effettuare il monitoraggio delle interferenze tra le lavorazioni e le sorgenti, come previsto nel relativo programma valutato nel corso della precedente procedura di impatto ambientale, precisando che i risultati dovranno essere presentati entro sei mesi dal ricevimento del presente atto.”
  • La pronuncia di compatibilità ambientale n. 19 del 30.10.2015, sollecitando l’ottemperanza della prescrizione di cui sopra, chiede esplicitamente: “Il proponente dovrà ottemperare alla prescrizione n. 5) della PCA n. 22 del 31.10.2014 trasmettendo al Parco e alle altre Amministrazioni interessate la relativa documentazione, entro 30 giorni dal ricevimento del presente atto.”

La valutazione d’incidenza deve essere integrata con la cartografia degli habitat presenti nell’area estrattiva di cava al fine di mantenere corridoi ecologici che ne evitino la frammentazione e aree funzionali alla rinaturalizzazione del sito.

Firenze, lì 28 ottobre 2018
Per Legambiente Toscana
Il Presidente, Fausto Ferruzza

 

Aggiornamenti (aprile 2019)
Come è andata a finire
Respinto il piano d’escavazione. La Regione aveva chiesto alla soc. Walton di presentare, entro 30 giorni, integrazioni, chiarimenti e controdeduzioni alle osservazioni al piano d’escavazione Castelbaito-Fratteta presentate da Legambiente. Trascorso inutilmente tale termine, ha archiviato la pratica, respingendo così il piano.

Nuovo pericolo in vista. Uno dei motivi di incompatibilità ambientale delle cave ai piedi dei M. Borla e Sagro è l’impossibilità di allontanare i detriti d’escavazione per la mancanza di una viabilità adeguata ai camion. Nel gennaio 2019, tuttavia, la Walton si è offerta di effettuare un intervento di 1.086.000 euro per sistemare la strada provinciale 10 di Tenerano: si riaprirebbe quindi la possibilità di trasportare i detriti a Minucciano o ad Aulla.

Questo scatto di generosità interessata prefigura nuovi pericoli: è vero, infatti, che i motivi di incompatibilità ambientale sono numerosi, ma temiamo sia altrettanto vero che la Walton non avrebbe aperto i cordoni della borsa senza ricevere garanzie politiche sulla riapertura della cava.

 



Per saperne di più:

Sulle cave dei M. Sagro e Borla:

Il progetto della strada per le cave del Sagro: un esempio di neolingua, dove “distruggere” si dice “preservare l’integrità”  (13/7/2017)

Cave: tutti uniti per l’assalto al Sagro  (6/7/2016)

Cave del Sagro-Borla: chi fa disinformazione?  (18/6/2016)

Cave del Sagro-Borla: il sindaco riporta i camion a Carrara centro  (14/6/2016)

Camion delle cave del Sagro? Mai da Carrara!  (16/12/2015)

Esplosivo dossier sulle cave apuane: le osservazioni di Legambiente  (18/11/2014)

 

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