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Cave: 2000 anni fa concessioni con gara pubblica; oggi no

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La storia, si sa, è maestra di vita. Consigliamo ai carraresi, ma soprattutto ai nostri amministratori, di visitare la cava romana di Fossacava (ai piedi di Colonnata) –di prossima inaugurazione– e di leggersi i pannelli informativi sulle tecniche estrattive e sulla gestione delle cave nell’epoca augustea. Trascriviamo dal pannello n. 7.

 

7 – Gli affari sono affari…

Oltre ad estrarre il marmo per i propri bisogni, l’amministrazione imperiale, la colonia o un proprietario privato potevano appaltare alcuni settori della cava per ricavarne profitto ulteriore. C’erano vere e proprie gare d’appalto e chi se le aggiudicava poteva estrarre il marmo dalla cava per un certo periodo di tempo.

L’appaltatore rivendeva il marmo sotto forma di semilavorati. Solo la cifra convenuta spettava al proprietario, il resto entrava nelle tasche dell’appaltatore per tutto il periodo concordato.

Erano persone o famiglie nobili e facoltose a poter investire in questo genere di attività, da soli o unendosi in societates di affaristi. Costoro poi raramente si vedevano nella cava dove venivano inviati, in loro vece, a coordinare tutto il lavoro, schiavi o liberti, spesso persone anche più colte del padrone, che conoscevano greco, latino, che erano in grado di gestire una contabilità e le conoscenze tecniche del lavoro nelle cave…»

 

Stralcio del pannello esplicativo n. 7 della cava romana di Fossacava (bacino di Colonnata).

 

Scopriamo così che duemila anni fa alcuni settori della cava venivano affidati per alcuni anni (a quelli che oggi chiameremmo concessionari) attraverso vere e proprie gare d’appalto.

E oggi? Sebbene, al fine di assicurare il massimo di benefici (economici, ambientali e occupazionali) per la comunità, la normativa europea sulla libera concorrenza imponga l’espletamento di una gara per il rilascio delle concessioni dei beni pubblici affidati temporaneamente in gestione a privati, la stessa L.R. 35 ha previsto la possibilità –per gli attuali titolari di cava– di eludere la gara per 25 anni.

Considerato che la lavorazione del marmo fornisce un’occupazione 5-10 volte superiore a quella della sua estrazione, durante la stesura del nuovo regolamento degli agri marmiferi abbiamo chiesto al comune di espletare al più presto possibile le gare pubbliche per il rilascio delle concessioni di cava e di porre –come requisito di partecipazione alla gara– l’impegno a lavorare in loco almeno il 50% dei blocchi estratti.

Il comune, ha però preferito avvalersi della facoltà di rinviare la gara pubblica fino a 25 anni prorogando l’autorizzazione alle attuali cave in cambio della lavorazione in loco del 50% dei blocchi e di fumosi progetti “di interesse pubblico”.

Avrà agito mosso dall’intento di produrre più occupazione nella filiera locale del marmo o per favorire la rendita di posizione degli attuali titolari, che possono così tenersi la cava per altri 25 anni, evitando la concorrenza di imprenditori più generosi?

La risposta è contenuta nel nuovo regolamento degli agri marmiferi (art. 5 e 6): quando saranno bandite le gare pubbliche, gli imprenditori non avranno nessun obbligo di lavorazione in loco e potranno esportare anche tutto il marmo estratto.

Il risultato? Carrara sarà un sito minerario di tipo coloniale, da depredare lasciando solo devastazione. Il marmo sarà esportato e la lavorazione (e la conseguente occupazione) sarà effettuata a basso costo dai nuovi schiavi del mondo. Una vera pacchia per le multinazionali da rapina; una sciagura per i carraresi.

La visita del sito archeologico di Fossacava ci serva da monito: l’amministrazione imperiale appaltava le cave per ricavarne ricchezza; l’amministrazione di Carrara lo farà per far arricchire i predoni del nostro marmo.

Quale credibilità possono avere i nostri amministratori quando dichiarano di aver regolamentato l’escavazione per il sostegno economico e sociale della città, la sostenibilità ambientale e l’occupazione (Regolamento agri marmiferi, art. 1 comma 2)? Per quanto ancora i carraresi saranno disposti a tollerare questa rapina ai loro danni?

Carrara, 2 ottobre 2021
Legambiente Carrara
 



Per saperne di più:

Su regolamento agri marmiferi, PABE, legge regionale cave:

Il sacco delle Apuane. 1 – Il Monte, il Blocco e il Detrito.  (15/10/2020)

Un patto intergenerazionale per salvare le Apuane dalla distruzione  (12/10/2020)

Piano regionale cave stravolge piano paesaggistico: via libera a ridurre le Apuane a detriti  (31/7/2020)

Regolamento agri marmiferi: l’ambiente dimenticato  (31/01/2020)

Regolamento agri marmiferi: tanti premi alle cave, ma poca occupazione  (14/01/2020)

Osservazioni al piano regionale cave: dov’è la sostenibilità ambientale?  (15/10/2019)

Osservazioni ai PABE. Tanti studi per nulla: un futuro uguale al passato  (16/9/2019)

Come si smantella il Piano Regionale Cave  (21/6/2019)

Osservazioni di Legambiente Toscana al Piano Regionale Cave  (18/6/2019)

 

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