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Lettera aperta alla sindaca sui beni estimati

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Gent. signora Sindaca,

leggiamo sulla stampa che sta riflettendo sull’opportunità di presentare ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello di Genova che riconosce la proprietà privata dei Beni Estimati.

Premettiamo che siamo da sempre profondamente convinti della natura pubblica di tutte le cave di Carrara; riteniamo infatti che le nostre montagne siano un bene comune appartenente a tutti i cittadini. Un tesoro di cui avere cura, rispettandone le peculiarità ambientali e paesaggistiche e ponendo un freno allo sfruttamento selvaggio che arriva a mantenere in esercizio cave, che siano “beni estimati” o “agri comunali”, con rese effettive in blocchi risibili: vere e proprie cave di carbonato di calcio.

In questa ottica chiediamo a Lei, in quanto Sindaca di tutta la comunità, di proseguire fino in fondo la battaglia giuridica per riaffermare il principio di proprietà pubblica di tutte le cave, nell’interesse unico e solo della cittadinanza di Carrara.  Può essere certa che, in questa battaglia, potrà contare sul nostro convinto appoggio e su quello di larga parte della comunità carrarese.

Già nel luglio scorso Le avevamo manifestato le nostre preoccupazioni e richiesto un impegno. La recente sentenza della Corte d’Appello di Genova (che ha respinto il ricorso del Comune di Carrara contro la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Massa) –scrivevamo– è stata letta come una sorta di “tana, liberi tutti” a favore delle imprese di escavazione. Ma una lettura più attenta della stessa sentenza e di altre pronunciate dai giudici amministrativi negli ultimi dodici mesi, fa pensare che le cose non stiano assolutamente così».

«Come Legambiente –proseguivamo– non possiamo che esprimere disappunto per una decisione che di fatto sottrae parte delle cave di Carrara al patrimonio indisponibile della comunità. Da questo punto di vista ci auguriamo che Comune e Regione trovino, anche con il supporto dei parlamentari locali, gli strumenti giuridici per porre rimedio alle “plurisecolari inefficienze” dell’Amministra­zione Pubblica cittadina. Come ci auguriamo che la ricognizione sull’esatta e “reale” estensione dei beni estimati rispetto agli agri marmiferi comunali veda presto conclusione e pubblicità.

Come le stesse sentenze ricordano, la questione Beni estimati risale al 1751, quando l’editto di Maria Teresa concesse in uso perpetuo gli agri marmiferi iscritti da 20 anni (1731) nell’Estimo dei particulari.

Ebbene, nessuno può ragionevolmente pensare che gli agri concessi nel 1751 avessero le dimensioni dei Beni estimati rivendicati oggi dagli imprenditori del marmo che sono in causa col Comune.

A suo tempo chiedemmo all’Amministrazione comunale che venisse fatta una ricognizione della reale consistenza territoriale degli agri concessi dal 1751 affinché, anche nel caso di un riconoscimento dello status di bene privato dei beni estimati, la proprietà assegnata oggi si limitasse a quella concessa realmente nel 1751.

Anche se dagli atti risulta che l’’Amministrazione abbia effettivamente assegnato un incarico per la ricognizione dei Beni estimati, i risultati non sono mai stati resi pubblici e messi a disposizione della cittadinanza. Sembra comunque che la ricognizione sia stata fatta, utilizzando solo i dati del catasto del 1824, cioè senza tener conto delle appropriazioni di agri fatta dopo il 1751, che ci sono certamente state come si evince anche dall’esistenza dell’Editto delle Usurpazioni, emanato il 21 gennaio 1771 con il fine di recuperare i beni vicinali e comunali di cui alcuni privati si erano appropriati.

Le chiediamo pertanto di rendere pubblico quanto fatto sinora riguardo alla ricognizione e di disporre ulteriori indagini che ricostruiscano quanto effettivamente verificatosi a partire dal 1751, in modo che, qualora malauguratamente anche il ricorso in Cassazione avesse per la collettività carrarese esito negativo, le porzioni di agri marmiferi che verrebbero riconosciute come private rispecchino realmente le dimensioni che avevano nel 1751. Anche questo aspetto (cioè la diversa estensione di ciò che si definisce Bene estimato tra il 1751 e oggi), secondo noi, avrebbe dovuto essere evidenziato nel corso della causa.

Gli industriali hanno poggiato le loro pretese di proprietà anche sul fatto che, per secoli, porzioni di agri marmiferi sono state vendute e acquistate con atti notarili e questa considerazione ha trovato ascolto presso i giudici nei due gradi di giudizio fin qui esperiti. Tuttavia, questo tipo di considerazioni può valere solo per quelle limitate porzioni di agri marmiferi che erano realmente iscritti all’Estimo dei particulari dal 1731; non può, invece, giustificare le attuali estese dimensioni dei Beni estimati. Anzitutto poiché le cave sono “patrimonio indisponibile della comunità carrarese” e rientrano fra quei beni regolati dagli articoli 826 e 828 del codice civile per i quali i beni patrimoniali indisponibili stessi non sono di per sé inalienabili, ma, comunque, non possono essere sottratti alla finalità che è loro propria, se non con le modalità previste in materia dalla legge.

In questo senso ci sembra che, se cave rivendicate come Bene estimato non fossero state neppure iscritte all’Estimo dei particulari nel 1731, ma fossero state aperte in epoca successiva, la rivendicazione dei supposti proprietari non avrebbe valore giuridico. Anzi, chi ha sfruttato come proprio un agro in realtà pubblico, dovrebbe essere chiamato a risarcire la cittadinanza degli indebiti introiti realizzati.

Siamo fiduciosi che vorrà prendere in considerazione quanto da noi esposto con l’intento, unico e solo, di tutelare l’interesse della comunità carrarese.

Carrara, 7 ottobre 2022
Legambiente Carrara

 



Per saperne di più:

Beni estimati: critiche pretestuose  (14/3/2020)

Sentenza: i beni estimati sono privati. Occorre riconoscerne la natura pubblica (7/2/2018)

Assicurare i beni estimati al patrimonio pubblico: lettera ai parlamentari locali (1/3/2017)

Legambiente nazionale chiede una legge che stabilisca la proprietà pubblica dei beni estimati (24/2/2017)

L’Antitrust sui beni estimati: il re è nudo! (4/2/2017)

 Pronunciamento dell’Antitrust sui beni estimati (24/11/2016: 112 KB)

 Beni estimati: esposto all’Antitrust di Claudia Bienaimè (12/2/2016: 1,2 MB)

Scippo dei beni estimati: la Regione inserisca subito le cave nella categoria delle miniere  (25/10/2016)

 La sentenza della Corte Costituzionale sul ricorso del governo contro la L.R. n. 35/2015 sulle cave (80 KB)

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 Corte Costituzionale, ricorso Stato contro Legge regionale 35/2015 sulle cave (beni estimati): la difesa della Regione (20/9/2016, 21 MB)

Videointervista al prof. Paolo Maddalena: i beni estimati e le cave apuane sono proprietà collettiva (15/9/2016)

Respingere l’usurpazione dei beni estimati: lettera aperta al giudice  (22/6/2016)

Usi civici e cave: osservazioni alla proposta di legge regionale  (16/10/2013)

 Usi civici e cave: osservazioni alla proposta di legge regionale – ALLEGATO TECNICO-GIURIDICO (14/10/2013) (84 KB)

 La proposta di legge regionale sugli usi civici (ottobre 2013, 92 KB)

Esposto per il riconoscimento delle cave come beni comuni (5/10/2005)

 

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