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Dopo la tempesta: riprogettare il verde urbano

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Il violento fenomeno temporalesco (downburst) del 18 agosto ha colpito Carrara abbattendo innumerevoli alberi, prevalentemente pini. Molte aree del nostro comune, soprattutto a Marina, sono infatti caratterizzate dalla presenza del pino domestico, il cui impianto è iniziato nei primi anni del ’900 ed è proseguito in modo massiccio nel dopoguerra.

I pini sono stati messi a dimora lungo strade e parcheggi e sono stati utilizzati per costituire ampie pinete nelle zone di Marina. Grazie alla loro rusticità, che ne permette la crescita anche in terreni poco fertili (per esempio a matrice sabbiosa), in aree degradate, in vicinanza del mare poiché resistenti ai venti marini prevalenti di Libeccio e Maestrale, i pini sono diventati parte integrante del paesaggio e della storia locale.

 

I pini: pregi, limiti, peculiarità

 

Il pino domestico rappresenta un indubbio elemento di pregio paesaggistico e, con la sua caratteristica chioma a forma di ombrello (o di fungo per rendere l’idea), caratterizza il litorale apuo-versiliese e più in generale tutta la fascia tirrenica.

I pini, però, sono stati messi a dimora nelle pinete a file con sesti di impianto molto stretti e ciò ha determinato, anche a causa dei mai eseguiti sebbene necessari interventi di diradamento, una morfologia diversa rispetto a quella, adeguata e armoniosa, che sarebbe stata auspicabile, la cosiddetta “forma a fungo” con fusto dritto, diametro del tronco adeguato all’altezza e chioma espansa e fitta. Le piante oggi si presentano, invece, con fusti esili e lunghi, chiome poco sviluppate e con problematiche che ne hanno compromesso ulteriormente la stabilità.

Il pino domestico è una specie di prima grandezza (ossia alberi che superano i venti metri di altezza a maturità) e, quando furono messi a dimora nel dopoguerra, in piena fase di espansione urbanistica, non si tenne conto del loro futuro accrescimento e delle esigenze della pianta. Basti considerare che le radici, nelle zone in cui le condizioni sono più favorevoli al loro accrescimento, si sviluppano nel suolo in direzione verticale e orizzontale; con il trascorre degli anni il sistema radicale, dalla fase giovanile a quella di declino si evolve: inizialmente le radici, di origine embrionale, hanno conformazione fittonante (verticale), ma col passare del tempo –soprattutto quando siano stati messi a dimora non semi o plantule, ma alberelli di vivaio che hanno subito alcuni trapianti con cimatura del fittone– le branche radicali laterali inserite sul fittone divengono prevalenti, fino alla degenerazione e scomparsa del fittone stesso, indebolendone la stabilità.

Se a tali aspetti fisiologici della pianta aggiungiamo che in ambito urbano l’apparato radicale (di tutti gli alberi) subisce varie ostilità a causa dei danni meccanici dovuti all’esecuzione di scavi per la realizzazione di fogne, messa in opera di sottoservizi vari, realizzazione di marciapiedi, pavimentazioni stradali, cordoli (con l’aggravante dello stesso carico veicolare), si comprende bene che l’azione dell’uomo ha contribuito a determinare le condizioni per il crollo di molte piante.

 

I pini: dove sostituirli, dove e perché mantenerli

 

Tenuto conto di queste considerazioni, Legambiente propone all’Amministrazione la redazione di un Piano del Verde che finalmente pianifichi in modo scientifico il futuro delle aree verdi comunali.

La proposta, in sintesi, è quella di analizzare lo stato di tutte le alberature cittadine, andando a scegliere le specie adeguate per ciascun ambiente e situazione. Nelle strade e in aree quali per esempio parcheggi e piazze e nelle vicinanze di edifici, il pino, proprio in virtù delle problematiche evidenziate, potrà essere sostituito da altre alberature adeguate.

Fanno eccezione le alberature a pini lungo le due principali vie d’ingresso turistico (l’Aurelia e il viale Colombo) in cui dovranno essere ripiantati pini domestici (sostituendo anche le palme di recente impianto) per il valore identitario nazionale assunto nei secoli dal “pino italico” (come spiegato nella conferenza “Alberature stradali di Carrara: un patrimonio da riqualificare” 15/11/2019).

Nel caso dell’Aurelia può essere sufficiente ripiantare pini a maggior distanza dalla carreggiata, mentre nel viale Colombo saranno necessari accorgimenti decisamente più importanti, come la realizzazione di un ampio substrato d’impianto di terra mista a ciottoli di 6-15 cm che sostengano il peso degli autoveicoli lasciando ampi interstizi in cui le radici possano svilupparsi senza essere sottoposte a pressione. In questo caso il maggior costo è ampiamente giustificato dall’irrinunciabile valore identitario.

Nel caso delle pinete si propone di andarle a ricostituire, utilizzando sempre il pino, che rappresenta come detto una pianta che unisce un buon aspetto estetico-paesaggistico a elementi di rusticità e adattamento ai fattori climatici. La ricostituzione dovrebbe essere improntata al criterio di aumentare la variabilità (aumento della biodiversità), quindi superando la monocoltura del pino e inserendo anche specie tipiche della flora mediterranea (es. leccio, quercia da sughero, ecc.) e superando l’impianto a file regolari.

 

Serve un piano del verde urbano

 

I fattori da valutare per una corretta pianificazione del verde urbano sono quindi due: il sito di impianto e la specie da mettere a dimora. I due elementi sono da tener in attenta considerazione per evitare il ripresentarsi delle attuali problematiche. Infatti la caduta delle piante è legata al fatto che in diverse situazioni il pino (ma lo stesso discorso vale anche per altre specie) si trova in condizioni stazionali assolutamente inadatte.

Il sito di impianto, perciò, dovrà avere almeno le caratteristiche minime adatte allo sviluppo degli alberi, dalla dimensione delle aiuole allo spazio necessario per la crescita equilibrata delle porzioni epi- e ipogee. Da ciò ne consegue che, se vogliamo rendere le nostre città “più verdi”, occorre ripensare anche il livello e la tipologia delle infrastrutture, assegnando maggiore spazio alle aree non impermeabilizzate (creando quindi aiuole ampie), evitando distese di asfalto in modo da permettere alle piante una crescita equilibrata.

Se l’Amministrazione deciderà di progettare il verde urbano tenendo conto di quanto esposto sopra, sarà finalmente possibile garantire la sicurezza dei cittadini, rigettando la vulgata che vede nelle piante solo un fattore di pericolo, mentre deve essere ben chiaro che solo il forte incremento della componente arborea (una vera e propria “riforestazione urbana”) può aiutare le città a ridurre la temperatura in strade e piazze, abbattere i livelli di inquinamento, ridurre il rumore e infine, ma non ultimo, donare momenti di relax a tutti noi.

Carrara, 3 settembre 2022
Legambiente Carrara
 



Per saperne di più:

Sul verde urbano:

Alberature stradali di Carrara: un patrimonio da riqualificare  (15/11/2019)

Viale Colombo: riprende il taglio dei pini  (4/11/2019)

Alberature sui viali a mare: lettera aperta all’assessore Raggi  (14/10/2019)

Tagliare i pini o riqualificare le nostre alberature stradali?  (12/8/2019)

Precisazioni sul taglio dei pini  (12/6/2019)

Viali: palme al posto dei pini? Una scelta sbagliata, nel merito e nel metodo  (11/6/2019)

Un vero water-front: il “primo lotto” utile per la città!  (9/11/2017)

Piante ornamentali  (2018: work in progress)

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Taglio del bosco di Villa Ceci: il Comune deve intervenire  (10/6/2013)

Taglio dei pini a Villa Ceci: come sbagliare anche operando bene  (7/2/2013)

 

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